lunedì 2 luglio 2012

Walking out on Paul

Era da quando avevo sentito i Radio Days suonare "Rock'n'roll girl" che volevo vedere Paul Collins dal vivo. E tutte le volte che il re del power pop aveva fatto tappa in Italia me l'ero perso. Così, sabato, dopo aver agguantato di culo un giorno di festa nel fine settimana (con la promessa di lavorare domenica, però) non potevo certo lasciarmi scappare l'occasione di vedere i Beat, o quello che restava di loro, allo Shake della Spezia. C'è da dire, poi, che ogni volta che vado da quelle parti, finisco per fantasticare su come sarebbe bello trasferirmi lì.Vivere in Val di Vara o alla Piana Battolla dove ha la casa Alberto. Prendere la residenza a Ca' di Mare o fare qualche tuffo a Portovenere. Insomma ho scoperto che la riviera di Levante, non quella genovese, quella spezzina, mi fa andare fuori di testa. Quel punto di collegamento fra la spiaggia e la campagna placida e silenziosa, coi grilli e l'erba alta, le strade polverose e l'acqua limpida, resta per me un luogo magico. E poi alla Spezia c'è la Skaletta, c'è lo Shake e c'è una scena punk che noi ce la sognamo. La provincia ha superato il grande centro urbano (non quello di Casini...). Da alemno 15 anni lì accadono delle cose, mentre noi restiamo a rimorchio. Pazzesco. Anche Paul Collins, cazzo, mica è venuto a Genova. C'è toccato guidare fino allo Shake per vederlo. Detto questo è anche vero che andare ai concerti resta una bella occasione per fare una gita. Buttarsi in macchina verso le sei con Grazia, mettere "Exodus" di Marley e godersi l'autostrada libera. Chiacchiere, siga, baci e poi una cena a Muggiano, su una piazzette disegnata apposta per noi dove c'hanno portato ravioli di pesce e sgabei. La ciliegina sulla torta è stato il concerto, che prima di partire sembrava l'obiettivo finale e poi, forse, si è rivelato solo un pretesto. Un pretesto stupendo, intendiamoci. Perché Paul, irriconoscibile fisicamente rispetto agli anni d'oro dei Beat, con quella pelata da zio d'America e il fazzoletto rosso al collo, sa ancora farti palpitare il cuore a dovere. Certo, la voce sembrava un po' più roca e meno pulita di un tempo, ma i suoni erano fantstici, le chitarre risplendevano a ogni accordo e Dario dei Radio Days (il cerchio si chiude) era perfetto nel ruolo di sei corde solista della band. Il concerto è inziato tardissimo. Alle 2. Giusto in tempo per farsi mangiare dalle zanzare e scolarsi qualche birra con Cecio (che per fortuna ci ha ospitato alla Piana), Grazia e Joe Falchetto (che come un eroe se l'è fatta a piedi dalla stazione). Paul, comunque, ha saputo farsi perdonare. Uno dopo l'altro ha suonato tutti i suoi pezzi più belli. Praticamente l'intero primo album dei Beat, più qualcosa dal secondo e dai suoi lavori più recenti e, naturalmente, i singoloni dei Nerves. E mentre i ragazzi sul palco suonavano mi veniva da pensare ai vecchi componenti dei Beat, quelli che hanno inciso il disco d'esordio tipo Steve Huff o Michael Ruiz. Chissa che fine hanno fatto. Magari, mentre Paul gira il mondo con quei pezzi, sono a casa, in qualche Stato sperduto degli Usa a guardare la tv come dei normali cinquantenni. Con la moglie che gli rompe le palle e i figli che vanno male a scuola. <Guarda che questi prendono tutto dai Beatles> mi riportava sulla terra Cecio. Lo so, cazzo, però a me piacciono di più. Io a Lennon e co. preferisco i loro imitatori. Che ci posso fare. Dovevate sentirle quelle chitarre: sembrava che cantassero. E quando è partita "Walking out on love" ho preso l'ascensore per andare in Paradiso.