venerdì 8 maggio 2020

Un po' di recensioni a babbo/17 Roma punkona e co.


Torno ad aggiornare il blog dopo un mese di silenzio con qualche recensione, visto che mi sono trovato per le mani una manciata di ottimi dischi. Quattro su cinque sono targati Area Pirata.


AAVV – Rocks these ancient ruins – Mamma Roma's kids
Non è sempre stata figa come oggi la scena punk romana. Ha attraversato varie fasi, come capita spesso. Ma ci ha sempre regalato grandi band. Prendete il periodo d'oro dell'hardcore italiano: nei furiosi anni Ottanta erano decisamente altre le città a dettare la linea. Anche se dalla Capitala arrivava un gruppo stratosferico a metà fra il punk 77 e l'hc che tutti voi dovreste conoscere e amare: i Bloody Riot del compianto Roberto Perciballi. E proprio nei Bloody Riot ha mosso i primi passi uno dei pilastri della Roma punk di ieri e di oggi: Alex Vargiu, che sin dalla fine degli Anni Settanta è stato (ed è tuttora) uno dei protagonisti della scena capitolina, grazie a una serie di band incredibili come i Bingo, autori di un solo album e di una manciata di singoli nella seconda metà degli anni novanta (altro periodo fertilissimo per la Città Eterna). Ma dicevamo di Alex - che ho avuto il piacere di conoscere una volta da Hellnation –: è sua, in tandem con Pauletta Du (Plutonium Baby e Motarama), la mano dietro lo splendido artowork di “Rocks these ancient ruins – Mamma Roma's kids”, splendida raccolta di band punk, rock'n'roll e glam della scena romana, curata e compilata con grande gusto da Simone Lucciola (Blood 77, Gioventù Bruciata e la fanza Lamette) e Lorenzo Canevacci (Wendy?! e Bloody Riot). Un'idea semplice, ma meravigliosa - nata sulla scia delle prime edizioni del “Raw rock'n'roll festival” - che ci dimostra quanto siano vivi e pulsanti certi suoni nelle viscere della Capitale. La compilation, prodotta da Area Pirata e Surfin' Ki Records in vinile, non mette in fila solo i migliori gruppi attualmente in circolazione, ma butta nella mischia anche qualche nome storico tornato recentemente alla ribalta. Il piatto è davvero ricchissimo e la scaletta è con i contro fiocchi. C'è il punk dritto e sporco degli Alieni, il power-pop glammoso degli Wendy?! e il punk melodico e velenoso di Alex Dissuader (Alex Vargiu), che è, senza ombra di dubbio, tra le cose migliori che potrete ascoltare su questi solchi. E ancora: il garage psichedelico dei Plutonium Baby, il punk-rock ramonesiano dei Beats Me (che non conoscevo e che mi sono piaciuti molto), il rock'n'roll marcio e catarroso dei Blood '77 e i Cyclone (altro gruppo che ho ascoltato per la prima volta grazie a questa raccolta) con la loro trascinante e dissonante "Fuga fuori Roma", una sorta di oi! sperimentale. Non saprei definirla altrimenti.
Anche se in questa compilation mancano i Giuda ci sono comunque i mai troppo lodati Taxi (l'incarnazione precedente e punk della band di Tenda e Lorenzo): un gruppo pazzesco, che andrebbe riscoperto all'istante. I Queen Kong – band al suo esordio assoluto con Alex Vargiu e Daniela dei Plutonium Baby e Carlo Panta - hanno una vena pop seducente, che si insinua come un serpente sotto una chitarra punk che macina riff a manetta, mentre gli Human Race - tra i miei preferiti fra i nuovi gruppi romani - vanno alle radici del punk '77 californiano e toccano le corde del cuore. Gli Idol Lips sono una macchina ben oliata di garage a tutta velocità, mentre i Tigers in Furs sono un'altra punk band "alla vecchia" - come i già citati Human Race - da cui attendo, ormai da tempo, un album sulla lunga distanza. Chiudono questa compilation pazzesca - non c'è neppure un pezzo fuori posto – altre due grandi band: i Mad Rollers, vorticosi e in bilico tra punk, glam e power-pop, e un pezzo di storia del primo punk romano di fine Settanta come i Ferox, che qualche mese fa hanno pubblicato il loro primo disco su Rave Up. La nota critica del disco è curata dal giornalista Federico Guglielmi (che non credo abbia bisogno di presentazioni).

Smallatown Tigers – Five things
Punk sporco e indolente, una voce catarrosa che fa da contraltare a melodie allo zucchero filato avariato e un'urgenza, come si dice in questi casi, che ti riconcilia con il mondo. Le Smolltown Tigers sono tre teppiste di Rimini che suonano un rok'n'roll cattivo e senza pretese, pieno di coretti deliziosi e guidato da un suono di chitarra minimale ed eccitante. Per quel che mi riguarda hanno tutti gli ingredienti della band perfetta. Non fanno nulla per farsi piacere e invece sono irresistibili. Questo lp di 8 pezzi targato Area Pirata arriva dopo un ottimo e promettente singolo uscito qualche mese fa. Ma quello era solo l'antipasto: con "Five things" le ragazze dimostrano che ci sanno fare alla grande. "Girl", il secondo pezzo in scaletta, è una vera bomba, così come "Runaway girl", con quel ritornello zoppicante e quel riff clamoroso, che ti entra subito in testa. Ma tutte le otto canzoni in scaletta sono dei veri gioielli. L'album sembra registrato 45 anni fa, agli albori del punk, quando una manciata di band decise di resuscitare il vecchio rock'n'roll, con una dose di cattiveria in più. Non voglio tirarla troppo per le lunghe, ma credo proprio che "Five things" si candidi a diventare uno dei dischi più belli usciti quest'anno. Non è un caso che le Smalltown Tigers siano in piedi da poco tempo, ma abbiano già suonato in giro per l'Europa.

Strange Flowers – Songs for imaginary movies
"Songs for imaginary movies" è il nome perfetto per l'ottavo album degli Strange Flowers, targato Area Pirata e Surfin' Ki. La band neo psichedelica pisana (attiva dal 1987) non ama guardarsi indietro e nella sua seconda vita iniziata 17 anni fa e costellata di alcuni cambi di formazione - anche se qui i ragazzi si riprestano con il nucleo praticamente originale - ha dimostrato di sapersi sempre reinventare, senza perdere il proprio tocco "magico". E questo nuovo disco ne è uno splendido esempio. Gli undici brani in scaletta (più due bonus per la versione cd) scorrono limpidi e avvolgenti come un Margarita ghiacciato, bevuto a bordo vasca e hanno una carica onirica unica, che li fa sembrare davvero la colonna sonora di un film. Ci sono i rimandi alla psichedelia anni Sessanta, chiaramente, ma non mancano neppure i punti di contatto con il power-pop della origini (alla Big Star, tanto per capirci): quel suono malinconico ma dannatamente rock, che ti ammalia subito con le sue melodie liquide e ricercate. D'altra parte gli Strange Flowers sono un gruppo che fa le cose per bene e che cura nei minimi dettagli ogni pezzo (gli arrangiamenti sono uno dei punti di forza del disco). La freschezza di "Song of the jungle" fa da contraltare alla psichedelia di "Heal", il garage (quasi funk) di "Supermodel" va a braccetto con il folk di "The girl with the moon in her eyes". Un album che colpisce subito al cuore e che si fa amare sin dal primo ascolto.

Golden Shower – Dildo party
Si fa presto a dire garage. I Golden Shower sono un gruppo urticante di punk'n'roll tagliente, che non disegna la melodia acida e il rock delle radici. Sin dal nome (ma anche dal titolo del disco: "Dildo party") i nostri non fanno nulla per farsi accettare nei salotti buoni della musica di tendenza. E fanno maledettamente bene. Anche perché il rock'n'roll non è mai stato un party di gala, al massimo un dildo party. D'alltra parte se la musica del diavolo oggi non fa più paura a nessuno, riuscire a imbarazzare qualche anima candida è il minimo sindacale per chi suona un certo tipo di musica. Ma in questi tredici pezzi i Golden Shower non si limitano a mettere a nudo - è il caso di dirlo - la nostra falsa moralità: la band punta soprattutto a farci ballare e divertire. Come si fa a stare fermi con il ritmo vorticoso di "Velvet sky"? E che pezzo da sballo è "Timeless", con la sua inaspettata vena "pop" che ricorda gli ultimi Black Lips? "Dildo party" è un album davvero ottimo, che parte bello spedito, ma che è anche capace di rallentare e regalarci pezzi intensi e rock "all'americana". Un disco davvero eccellente, che porta il marchio di qualità Area Pirata.

The Trip Takers – The Trip Takers collection
Esattamente un anno fa (vabbè, era l'11 maggio ma siamo lì) ho recensito su questo scalcinato blog "Don't back out now" dei Trip Takers, un ottimo lp di scintillante r&b anni Sessanta, che mi aveva colpito al cuore. Dodici mesi dopo Area Pirata - che aveva prodotto quel 33 giri - ha deciso di pubblicare un cd con tutto il materiale della band e quindi oltre a "Don't back out now" anche il singolo "Jumpers blues/Another one" del 2018 e il mini album omonimo del 2017. Otto tracce in più rispetto al disco dell'anno scorso, che rendono ancora più speciale questa "raccolta". Gli ingredienti che mi avevano fatto amare "Don't back out now" ci sono tutti, ma devo dire che il primo materiale della band - che ignoravo totalmente - è ancora più devoto alla causa sixties dell'album uscito 365 giorni fa: i campanellini di "You are not me", che chiude il mini, sono spettacolari, mentre il 7'' sembra uscito direttamente dalla penna dei Count Five. Sulla qualità dell'album dell'anno scorso non mi sto a ripetere: era una figata molto Kinks e Creation. Ma se proprio vogliamo trovare una piccola differenza tra il materiale più vecchio e quello più recente dei Trip Takers direi che prima i modelli di riferimenti mi parevano più americani, adesso - almeno per quanto riguarda"Don't back out now" - direi che lo sguardo è rivolto soprattutto (ma non solo) all'Inghilterra.

Kinn-Ocks - Resurrection
Dura 11 minuti per sei canzoni (più un'introduzione e un outro di pianoforte) il nuovo rozzissimo ep dei Kinn-Ocks di Paolo Merenda. “Resurrection” è stato scritto e registrato in piena quarantena e dopo una partenza “lenta” con la ballata “8 bit love”, sfodera una serie di randellate scum punk pronte a spettinarvi i capelli (che tanto sono due mesi che non andate dal parrucchiere e sarete tutti un disastro). Pezzi come “No onions” e la metallica “Old school” sono proiettili di piombo per lupi mannari con la cresta alla moicana. Ma anche i brani più cadenzati e meno violenti come “Capitan underpants” (titolo da dieci, vorrei leggere il testo) e “Donate blood” - con le sue atmosfere dark – sono carichi di ferocia e spontaneità. Chiude (prima dell'outro) un'altra bastonata nei denti intitolata “Nintendo R'N'R”: un piccolo inno malsano, condito da una chitarre che frigge e si tormenta. I Kinn-Ocks sono un dei gruppi più punk in circolazione. Suonano come se non potessero farne a meno. E forse è davvero così. Per il momento il disco esiste solo in formato digitale (lo trovate su Yuotube). Spero di poterlo stringere presto fra le mie vecchie mani rugose.