venerdì 20 maggio 2011

La torre di Babele

A volte guardo quella torre di Babele che sta accanto al mio divano (dieci piani di cd con annesso mini-mobiletto stracolmo) e penso agli ultimi 15 anni della mia vita spesi a comprare dischi e a macinare concerti. Una passione o un'ossessione secondo i miei genitori (e meno male che non abito più con loro da tre anni, altrimenti sarebbero impazziti). Un istinto irrefrenabile, oserei dire io, che per quanto mi riguarda non è mai stato fine a se stesso. Insomma ogni singolo fottuto vinile o cd che ha varcato la soglia di casa mia ha o per lo meno ha avuto un senso per la mia educazione musicale. Certo, tra i 1200 e passa esemplari incasellati uno accanto all’altro potete trovare anche un paio di cose strane come i Timoria, che non ascolto più dal '99 o qualche cagata punk adolescenziale per la quale molti duri e puri della musica potrebbero crocifiggermi (no le Pornoriviste mi facevano cagare anche a 15 anni). Ma tutto sommato vado abbastanza fiero della mia discoteca personale. E poi, da bravo malato mentale, mi ricordo perfettamente dove e in che circostanza ho comprato ogni disco della mia "collezione". Volete un esempio? "Fresh fruit for rotten vegetables" dei Dead Kennedys l'ho preso a Barcellona da Revolver, dopo aver consumato una cassettina che mi aveva fatto un amico a fine anni Novanta. Il primo album dei Clash? Alla fiera del disco di Genova - forse la prima - del 1997. L'avevo pagato 10 mila lire ed è stato il mio secondo acquisto di quella giornata memorabile e per la quale avevo risparmiato i soldi della merenda per un mese (racimolando 40 misere lire...). E ancora: "Punk in drublic" dei NOFX. L'ho comprato nel negozio di musica dei vicoli accanto a Black Widow dopo uno dei miei primi scioperi a scuola. Era un sabato pomeriggio e quando sono tornato a casa pensavo di aver preso un pacco. Nel giro di pochi giorni è diventato uno dei miei album preferiti di sempre. 
Tutto questo per dire cosa? Non saprei: forse che i bei dischi, di solito, nascondono anche delle belle storie. O comunque che la ragione per cui continuiamo a sentirli e ad amarli è dovuta pricipalmente al fatto che ci ricordano pezzi della nostra vita e ci aiutano a non dimenticare da dove veniamo.

domenica 1 maggio 2011

Riecchime

E' un botto che non scrivo. Ma sono sicuro che i miei due o tre lettori non avranno sentito la mia mancanza. E poi è primavera, cazzo, e invece di stare davanti al computer è bene uscire più che se può, senza starci troppo a pensare. Comunque: la mia prolungata assenza è dovuto soprattutto a un progettino che sto cercando di portare a compimento insieme al mitico Johnny Grieco, e cioè la biografia dei Dirty Actions. Di più non posso dire, tranne che, chiunque sia interessato a raccontarmi qualcosa su questa band può contattarmi sulla mia e-mail, sul blog o su facebook: insomma fatevi sentire perchè ogni contributo è ben accetto. Per il resto? Le cose da raccontare sarebbero parecchie, dalla valanga di libri interessanti letti in queste ultime settimane (quello sugli Impact, "Brindando con i demoni", "La versione di Barney" ecc) e i dischi comprati come al solito in maniera onnivora. Una menzione speciale, in questo senso, va fatta sicuramente ai Diaframma, che sto approfondendo a colpi di cofanetti e che mi stanno prendendo davvero un casino. Anzi, mi sa che a breve butterò giù in mio sproloquio su Fiumani. E quindi preparatevi a farvi qualche bel pisolino sulle mie stronzate fuori tempo massimo su una delle band italiane più sottovalutate dal pubblico e più sopravvalutate dai giornalisti (me compreso). Ah, oggi ho comprato - pieno di speranza - il primo numero della nuova versione del "Misfatto", l'inserto satirico del Fatto Quotidiano. E devo dire che mi è parso una vera e propria cagata. Se quello di prima era così così, questo è peggio. Avendo letto poi tutto l'anteFatto (battuta), non capisco davvero il senso di quest'operazione. Vabbè