mercoledì 3 agosto 2011

Welcome to Sarajevo

Ci sono vacanze perfette. Che ti fanno sentire a casa sin dal primo giorno e straniero al tuo ritorno. Città che hai sempre visto scorrere nelle immagini televisive, con cannoni e mitraglie spianate, che oggi sono molto più belle e civili di quella in cui sei nato e dove l'ultima guerra l'hanno fatta i tuoi nonni. E' scontato dirlo (e credo che lo sappia fare molto meglio Grazia, compagna non solo di viaggio), ma Sarajevo con le sue bellissime contraddizioni e il suo crocevia di culture e religioni resta uno dei posti più densi e affascinanti che abbia mai visto. Un misto fra la grande tradizione illuminista e l'orgoglio slavo: i bar che non vendono alcolici davanti alle moschee e un culto così profondo e naturale che annienterebbe l'odio di molto odiatori di professione. Perché anche se si tratta pur sempre di una vacanza non si possono non notare certe arretratezze culturali del luogo in cui vivi di fronte a tanta bellezza. E poi il viaggio in autobus, fra le valli della Bosnia e della Croazia, fra foreste e città, fino a un gioiello chiamato Mostar e poi a Dubrovnik, dove la spiaggia confina con le mura massicce, l'acqua è cristallina e la storia si mescola con i ristoranti di carne e pesce. Isole verdi dov'è vietato fumare, come a Lokrum, birre gelate e la sensazione che tutto abbia un senso. Per davvero. Ma raccontare un sogno è sempre difficile.