lunedì 30 dicembre 2013

10 DISCHI 2013

Minchia, dopo quasi un anno torno a rompervi il cazzo col mio blog musicale (ora ne ho uno culinar-turistico-cazzaro, ma comunque). Torno a rompervi il cazzo, dicevo, perché dovrei fare la borsa per andare via, ma non ho voglia di farla adesso. E così vi piazzo la mia orrida classifica dei dischi del 2013 che ho giù buttato giù su Facebook e per la quale un quintale di persone mi ha insultato per bene. Copia e incolla, quindi? Manco per l'anima, perché in questo caso vi sussate anche i miei commenti annessi. La classifica tra l'altro è piena di dischi che il 90 per cento dei miei amici giudica brutti. E che quindi io amo ancora di più. Sono tutti italiani tranne uno. Ed è stata una vera lotta non mettere direttamente 10 band italiane e mandare tutti a quel paese. Ok lo so che fa tristezza, ma tra le novità ascoltate in questo terrificante 2013 non ho trovato nulla (o quasi) di entusiasmante fuori dai nostri maledettissimi confini. Sarà che non ascolto musica "famosa". Sarà che sono un coglione, insomma eccola.

GIUDA "LET'S DO IT AGAIN"
Ero davvero preoccupato per questo secondo album dei Giuda (non ve lo dico chi sono, perché se non li conoscete siete delle brutte persone). L'esordio di tre anni fa era stato un filmine a ciel sereno. Un capolavoro caduto da Marte direttamente nel mio povero stereo. E così, se da una parte attendevo un seguito con ansia spasmodica, dall'altra temevo di essere deluso. E invece no cazzo, "Let's do it again" è bello da morire. E' più glam di "Racey roller" e meno immediato. Ma al terzo ascolto è già il disco dell'anno. Ma che dico dell'anno, del giorno!

RADIO DAYS "GET SOME ACTION"
Se per i Giuda avevo un po' di paura, per Dario, Paco e soci - dopo un ep capitale e un disco stupendo - i dubbi erano ridotti a zero e già sapevo che avrei amato alla follia qualsiasi loro nuova uscita. E infatti "Get some action" è un album coi controfiocchi. Melodie da paura, stacchetti perfetti e canzoni scintillanti. I Radio Days sono i responsabili del mio ammorbidimento musicale degli ultimi anni. Prima di loro non sapevo neppure cosa diamine fosse il power-pop. E se ancora oggi godo come un riccio ad ascoltare gli Impact, è altrettanto vero che subito dopo corro a ristorarmi con i Beat.

THE SENSIBLES "A BUNCH OF ANIMALS"
Va bene, sono amici. Va bene, a Giacomo voglio un bene pazzesco. Però queste cose non contano, dico in sede di giudizio. Provate a buttare sul piatto questo esordio a 33 giri - dopo un po' di ep e di split niente male - e ditemi se non vi prende il cuore, la gola e il culo (nel senso che ve lo fa muovere) da quanto è bello! Anche qui le melodie zuccherose si sprecano. Per me è l'anello di congiunzione fra il pop-punk e il power-pop. E se vi stupite che abbia scritto due volte la parola pop nella stessa riga levatevi pure di torno.

I CANI "GLAMOUR"
Ok sparate pure quando volete. Datemi tranquillamente dell'hipster, termine che ho conosciuto grazie a quelli che dicevano di non esserlo, tra l'altro. Sinceramente non me ne frega nulla. Che "Glamour" rischiasse di essere una cagata non è certo un segreto. E anche se, un po' per partito preso, ero sicuro che i Cani non mi avrebbero tradito, dopo aver sentito il primo singolo ero pronto a gettare la spugna. E invece... sto album mi piace parecchio. Meno del disco d'esordio, certo. Ma devo dire che i pazzi funzionano più nell'insieme che singolarmente. Anche quel primo singolo del cazzo non è poi così male. Senza contare che la traccia nascosta "2033" resta per me uno dei pezzi dell'anno.

DIAFRAMMA "PRESO NEL VORTICE"
Ogni volta che esce un disco nuovo dei Diaframma o di Fiumani, che per me è la stessa cosa, lo compro a scatola chiusa. Non mi importa se mi deluderà. Il primo istinto resta quello di comprarlo. E se "Niente di serio" mi aveva convinto a metà (l'avevo messo comunque nella mia classifica di fine anno), "Preso nel vortice" è stato una bella sorpresa. Di punk e new wave forse non ce n'è quasi più traccia, ma insomma siamo tutti un po' cresciuti. In questo album però ci sono i pezzi, c'è una chitarra mai così Television e ci sono dei testi che Federico ti sembra di avercelo in casa a prendere il tè (corretto). Forse l'unico neo è la copertina, che detto fra noi non mi fa impazzire. Ma il disco, cari miei, è (nuovo) rock italiano di quello bello (cazzo, ho detto rock italiano, fate qualcosa).

FAZ WALTZ "BACK ON MONDO"
Era un po' che tenevo d'occhio i Faz Waltz, soprattutto perché in tanti li accostavano ai Giuda. E un giorno che mi succede? Vengono a suonare a Varezze, in una bella sera d'estate mentre sono in ferie. Così mi fiondo lì e, naturalmente, incontro Luca (che col suo negozio di dischi mi ha letteralmente cresciuto quando ero un pivello). Prima ancora che i Faz attacchino gli amplificatori Luca viene da me con una birra in mano e mi sussurra: "Il loro nuovo album è il disco dell'anno". E così lo compro. Senza neppure sentirli. E quando suonano capisco di aver fatto la scelta giusta. Cosa fanno i Faz Waltz? Una sorta di glam e di rock primi anni Settanta. Voce alta, ma ritmiche belle pestone e impastate. Qualche recensore ci ha visto dentro persino i Queen (uno dei gruppi che più schifo in assoluto, insieme ai Deep Purple). Secondo me invece fanno rock'n'roll bastardo e leggermente sofisticato. Altro che Freddy e merda varia.

GAZEBO PENQUINS "RAUDO"
Anche qui ci troviamo di fronte a un secondo disco, o quasi. In realtà i nostri sono al terzo se non addirittura quarto lavoro. Ma "Raudo" è il passo successivo a "Legna", album in cui i Pinguini si sono buttati sulla lingua italiana, trovando una loro via all'emo-core. Anche in questo caso i pezzi suonano tosti e casinari, melodici e agrodolci. Insomma un bel vinile compatto, senza alcun cedimento. Il pezzo che mi piace di più però è quello meno scontato e cioè "Correggio". Ma qui è sempre colpa della mia vena melodica e malinconica. Questo disco suona come un raudo nel culo del tuo peggior nemico.

FIDLAR "WICHITA"
Ed eccoci arrivati all'unico album non italiano di questa classifica. L'unico sopravvissuto alla scure della mia ignoranza (in realtà stava per essere scalzato d'ufficio dagli Evolution So Far, ma visto che non sono ancora riuscito ad ascoltare il loro "Selvaggio" uscito in sti giorno, purtroppo li ho dovuti escludere dalla classifica). Comunque sto esordio dei Fidlar dopo vari singoli non è niente male. Anzi spacca davvero. La ricetta è semplice e molto di moda di questi tempi: garage punk lo-fi venato di melodie acide e scomposte. Una nuova psichedelia da centro commerciale, che però piace a noi finti giovani. Tra l'altro devo ringraziare Grazia e Calabrò che me li hanno fatti scoprire. Perché se aspettavate me...

LABRADORS "GROWING BACK"
I Labradors han suonato a Varazze (sia benedetta questa ridente cittadina rivierasca) lo stesso giorno dei Faz Waltz e, posso dirlo?, non avevo la benché minima intenzione di filarmeli. Il problema era che le uniche informazioni che avevo su di loro arrivavano da una recensione su Internet che li paragonava ai Blink 182 e sinceramente ne avevo per il cazzo di ascoltarli. Poi però tra una birra e l'altra mi sono piazzato sotto il palco e... cazzo che botta! Suoni perfetti, ottime melodie e pezzi ruspanti. Power-pop, ma anche rock (belin l'ho ridetto, aiutatemi) ed esagero? vabbè dai esagero: Husker Du medio periodo. Parlando con Giulio, anche lui rimasto molto colpito dalla band, ho azzardato: "Mi ricordano i Suinage" (uno dei gruppi italiani più sottovalutati degli ultimi anni). E sorpresa sorpresa si trattava proprio della formazione nata dalle ceneri di quella splendida band. Inutile dire che mi sono fiondato sul loro banchetto. Ma Grazia aveva già fatto l'acquisto per me. Così non ho dovuto piantarla lì con le birrette.

MONELLI/GOONIES "MONELLI VS GOONIES"
Uno split tra i 10 dischi dell'anno? Per giunta di due gruppi amici, ma che dico amici amicissimi? Eh già come dice quel tipo là. Però il disco merita davvero. Si tratta di pop-punk in italiano fatto come si faceva 18 anni fa. Cioè come lo suonavano i Fichissimi (no, non sto sproloquiando), Gli Ignoranti e tutta quella roba lì. Più che pezzi veloci (due a testa) i nostri hanno scelto delle quasi ballate punk. E "Consumarsi" dei Monelli e "So che" dei Goonies non ti mollano più le orecchie come il Vinavil.

martedì 22 gennaio 2013

Grazie Vecchia Talpa


Le giornate di merda iniziano presto ma finiscono tardi. E così ieri notte quando sono tornato a casa dopo quasi 12 ore di lavoro, ho scoperto che la libreria La Vecchia Talpa di Luca Frazzi avrebbe chiuso per sempre. Sto parlando di quel piccolo angolo di civiltà aperto nel cuore della bellissima Fidenza, una cittadina a due passi da Parma e Salsomaggiore, che consiglio a tutti di visitare. 
Sono stato alla Vecchia Talpa una sola volta, purtroppo, per presentare insieme a Johnny "Figli del demonio". Quando ho mandato il libro a Luca, dico la verità, ero un po' in ansia per il suo giudizio, anche perché sognavo profondamente di poter fare una presentazione lì da lui. 
Di "Rumore di carta", uscito 5 anni prima, aveva scritto una buona recensione su "Rumore", ma si era capito subito che non lo aveva convinto del tutto. E siccome la mia educazione storica al punk e all'hardcore italiano la devo in gran parte a lui: lo ammetto, volevo fare bella figura con Luca Frazzi. Per fortuna "Figli del demonio" gli è piaciuto - forse perché è un super fan di Johnny - e così quando mi ha chiesto se avessi voluto presentarlo alla Vecchia Talpa ho preso la macchina e sono partito insieme a Grazia senza pensarci neanche un minuto. Genova-Fidenza non è una passeggiata, soprattutto se ti butti in autostrada con la Cubo e le istruzioni di Google Map stampate la mattina stessa. Ma nonostante la mia incapacità al volante siamo arrivati sani e salvi a destinazione. Naturalmente quando abbiamo parcheggiato ci siamo accorti che ormai era l'ora di pranzo e la libreria aveva già chiuso. Io non mi ero minimamente preoccupato di prendere il cellulare di Luca e non avevo la più pallida idea di dove fosse l'albergo che avevamo prenotato. L'idea infatti era di restare lì anche alla sera, vedersi il concerto dei Tunas al mitico Taun e dormire nella pensione convenzionata con il locale. Insomma una bella giornata punk-rock.
Dopo varie richieste di informazioni andate a vuoto - la gente del posto non sapeva nulla del Taun- abbiamo trovato l'albergo e scaricato gli zaini. Nel frattempo Johnny mi ha spedito il numero di Luca e, tra una cosa e l'altra, è arrivata anche l'ora di riapertura pomeridiana. Quando sono entrato ho capito subito di essere in un posto speciale. E Frazzi, come l'ho sempre chiamato da lettore di "Bassa Fedeltà" e "Rumore", si è rivelato una persona incredibile. Sembra quasi un genovese, all'apparenza. Un finto burbero che ti stupisce per la sua gentilezza. In attesa che arrivasse l'ora x e dopo un giro approfondito per la libreria, io Grazia ci siamo concessi una visita turistica di Fidenza, scoprendo il Duomo, la piazza e alcuni scavi archeologici. 
Quando siamo tornati alla Vecchia Talpa abbiamo trovato Johnny appena arrivato da Modena, mentre Luca e la sua ragazza affettavano salame e sistemavano sopra un tavolino alcune bottiglie di vino bianco e di birra.
L'atmosfera era pazzesca. Sembrava davvero di essere a casa. Solo che ero fra due dei miei piccoli miti da moccioso punk trentenne: Luca Frazzi e Johnny Grieco, appunto (che in questo post ho già citato tipo 20 volte, ma li ridico lo stesso: Luca Frazzi e Johnny Grieco, cazzo). Forse, ho pensato lì per lì, non ho completamente buttato la mia vita.
Comunque dopo poco è arrivata l'ora della presentazione. Il pubblico non era foltissimo, ma assai selezionato (il vecchio adagio: pochi ma buoni calzava alla perfezione). Fra chi era venuto a sentire le mie stronzate e le perle di saggezza di Johnny c'erano i Tunas, le Bomb'o'nyrics, il mitico Joe Fuzz, alcuni punk rocker del posto e Grazia che faceva il tifo e le foto. Abbiamo chiacchierato un sacco. Io avevo la maglietta dei Locals, mentre Johnny era in divisa Catzillo. Dopo la presentazione (la più bella che abbia mai fatto) siamo andati a mangiare le mitiche "schiacciate" offerte da Luca e poi di corsa al Taun in tempo per il concerto. Bomb'o'nyrics e Tunas, tra l'altro, hanno suonato alla grande. E appena hanno finito mi sono subito fiondato al banchetto per accaparrarmi i loro vinili. Un mezza pazza del luogo ha persino provato ad abbordare Grazia. E quando, stanchi ma felici, siamo andati a dormire, non riuscivo a togliermi un cazzo di sorriso ebete dalla faccia. Il giorno dopo siamo ripartiti in tarda mattina. Non sono neppure riuscito a vedere Luca perché mi sono svegliato tardi e lui stava partendo per Casa Cervi. Mancavano pochi giorni al 25 aprile. Non pensavo sarebbe stata l'ultima volta che avrei messo piede alla Vecchia Talpa. Dovevo farci un salto anche quando hanno premiato Johnny per "Bad Baby" ma ero senza un soldo. Se ci ripenso credo che avrei preferito digiunare una settimana ma essere lì a fare casino, fra tutti quei libri, Luca, Joe Fuzz, Johnny e i ragazzi di Fidenza. Che mondo di merda.

domenica 20 gennaio 2013

La mamma beve latte, di nuovo

Ieri come un vero coglione sono rimasto in centro dopo il lavoro. Sono uscito alle dieci di sera e pioveva a dirotto. Avevo un ombrello mezzo scassato, la borsa della Soul Jazz dove infilo sempre le mie stronzate, ma sopratutto ero a piedi. Niente macchina e nessuno che potesse darmi un passaggio; l'allerta neve che incombeva sulla nottata e nemmeno lo straccio di un bar aperto,
Nonostante questo ero deciso ad andare al circolo Giardini Luzzati per vedere i Mum Drinks Milk Again, un gruppo di Prato che non avevo mai sentito nominare, ma di cui Michele mi aveva parlato molto bene. Ecchecazzo - ho pensato - non è questo, in fondo, il rock'n'roll? Scolarsi come una merda sotto il diluvio, mangiare i tramezzini delle macchinette della stazione che costano due euro e ti riempiono la pancia e andare a vedere una band sconosciuta di Prato che magari odierai per tutta quanta la sera. Insomma: coglioni si nasce e io modestamente lo nacqui. 
Arrivato al locale, mentre fra via Ravecca e la discesina che porta ai Giardini Luzzati infuriava la bufera, ho subito adocchiato Michele che se la chiacchierava con due figuri. Erano i Mum Drinks Milk Again e ci siamo subito bevuti una birra tutti e quattro insieme. Intanto i due tramezzini pollo e formaggio stavano facendo il loro dovere. Tra una chiacchierata e l'altra ho scoperto che i due non si erano portati dietro alcun vinile, ma solo qualche cd. E vabbè primo scazzo. Poi, dopo un'altra Menabrea a 3,5 euro, è arrivato il turno dei Cuccioli Morti una band genovese che ho visto una sola volta dal vivo, senza restarne gran che impressionato, Sono dei ragazzini rumorosi coi maglioni pesanti i capelli spettinati. Ma devo dire che, a posteriori, non han fatto un brutto concerto. Anzi: tante ingenuità, quelle che piacciono a me. E una buona dose di coraggio. Testi interessanti e nessuna direzione musicale ben precisa (che in questo caso è un pregio),
I Mum Drinks Milk Again hanno preso posto subito dopo di loro. Si sono infilati diligentemente nell'angolino riservato alle band dei Giardini Luzzati e hanno iniziato a spogliarsi e a preparare gli strumenti. Ed eccoli lì pronti a suonare: chitarra-voce e batteria-controcanto, la più classicona delle formazioni anni Duemila. Eppure appena sono partiti mi hanno fatto fare un balzo sulla sedia sulla quale mi ero rifugiato. Non erano il solito clone dei White Stripes, anche se in qualche caso li ricordavano, erano soprattutto una schiacciasassi rock'n'roll in salsa stoner, che sapeva pettinarti per benino i peli del cazzo. Canzoni veloci e gracchianti, con una batteria furiosa, che sembrava volesse saltarti addosso. I due poi se la ridevano, sparavano cazzate con il loro accento toscano rinforzato e i pochi temerari che ieri hanno sfidato allerta e tempesta sono rimasti sicuramente soddisfatti. Io, me ne sono stato quasi tutto il tempo in un angolo con il sorriso sulle labbra e la testa sugli orari del bus che mi aveva spedito Grazia via messaggio. Una volta preso il cd, perché comunque i ragazzi se lo sono meritato, mi sono fiondato in piazza Caricamento. Ho preso ancora un po' d'acqua e poi finalmente mi sono rifugiato sull'1 che mi ha riportato sano e salvo a casa.