domenica 20 gennaio 2013

La mamma beve latte, di nuovo

Ieri come un vero coglione sono rimasto in centro dopo il lavoro. Sono uscito alle dieci di sera e pioveva a dirotto. Avevo un ombrello mezzo scassato, la borsa della Soul Jazz dove infilo sempre le mie stronzate, ma sopratutto ero a piedi. Niente macchina e nessuno che potesse darmi un passaggio; l'allerta neve che incombeva sulla nottata e nemmeno lo straccio di un bar aperto,
Nonostante questo ero deciso ad andare al circolo Giardini Luzzati per vedere i Mum Drinks Milk Again, un gruppo di Prato che non avevo mai sentito nominare, ma di cui Michele mi aveva parlato molto bene. Ecchecazzo - ho pensato - non è questo, in fondo, il rock'n'roll? Scolarsi come una merda sotto il diluvio, mangiare i tramezzini delle macchinette della stazione che costano due euro e ti riempiono la pancia e andare a vedere una band sconosciuta di Prato che magari odierai per tutta quanta la sera. Insomma: coglioni si nasce e io modestamente lo nacqui. 
Arrivato al locale, mentre fra via Ravecca e la discesina che porta ai Giardini Luzzati infuriava la bufera, ho subito adocchiato Michele che se la chiacchierava con due figuri. Erano i Mum Drinks Milk Again e ci siamo subito bevuti una birra tutti e quattro insieme. Intanto i due tramezzini pollo e formaggio stavano facendo il loro dovere. Tra una chiacchierata e l'altra ho scoperto che i due non si erano portati dietro alcun vinile, ma solo qualche cd. E vabbè primo scazzo. Poi, dopo un'altra Menabrea a 3,5 euro, è arrivato il turno dei Cuccioli Morti una band genovese che ho visto una sola volta dal vivo, senza restarne gran che impressionato, Sono dei ragazzini rumorosi coi maglioni pesanti i capelli spettinati. Ma devo dire che, a posteriori, non han fatto un brutto concerto. Anzi: tante ingenuità, quelle che piacciono a me. E una buona dose di coraggio. Testi interessanti e nessuna direzione musicale ben precisa (che in questo caso è un pregio),
I Mum Drinks Milk Again hanno preso posto subito dopo di loro. Si sono infilati diligentemente nell'angolino riservato alle band dei Giardini Luzzati e hanno iniziato a spogliarsi e a preparare gli strumenti. Ed eccoli lì pronti a suonare: chitarra-voce e batteria-controcanto, la più classicona delle formazioni anni Duemila. Eppure appena sono partiti mi hanno fatto fare un balzo sulla sedia sulla quale mi ero rifugiato. Non erano il solito clone dei White Stripes, anche se in qualche caso li ricordavano, erano soprattutto una schiacciasassi rock'n'roll in salsa stoner, che sapeva pettinarti per benino i peli del cazzo. Canzoni veloci e gracchianti, con una batteria furiosa, che sembrava volesse saltarti addosso. I due poi se la ridevano, sparavano cazzate con il loro accento toscano rinforzato e i pochi temerari che ieri hanno sfidato allerta e tempesta sono rimasti sicuramente soddisfatti. Io, me ne sono stato quasi tutto il tempo in un angolo con il sorriso sulle labbra e la testa sugli orari del bus che mi aveva spedito Grazia via messaggio. Una volta preso il cd, perché comunque i ragazzi se lo sono meritato, mi sono fiondato in piazza Caricamento. Ho preso ancora un po' d'acqua e poi finalmente mi sono rifugiato sull'1 che mi ha riportato sano e salvo a casa.

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