lunedì 31 gennaio 2011

Nevermind: here's the Nirvana

Ieri ho scritto un pezzo sui vent'anni di “Nevermind” (lo trovate, se proprio volete, sulla Gazzetta del Lunedì di oggi). E per ricondurlo un po’ ai binari genovesi - siamo pur sempre un giornale locale - ho chiamato un po' di gente per sapere come i Nirvana gli avessero cambiato la vita e che influenza Kurt e compagni avessero avuto su di loro. Una piccola indagine che, anche se non me ne sono accorto immediatamente, partiva prima di tutto da me e dal mio rapporto con questa band. Un amore scoccato tardi, soprattutto per questione d'età. Molto più in là del 1991, visto che all'epoca avevo nove anni. E' successo su per giù intorno al '96-'97 quando ho iniziato ad appassionarmi alla musica rock. Mi ricordo che non sapevo nulla dei Nirvana. Perdevo il mio tempo a leggere fumetti giapponesi e a giocare ai giochi di ruolo. Insomma ero un vero nerd. Poi è arrivato il punk e ha cambiato tutto. Prima di ogni cosa la mia testa. Perché anche se ero un pivello mi sono subito reso conto che non si trattava di un genere musicale come tutti gli altri. Era un vortice. Un modo di essere, un'attitudine, come dicono i veri esperti in materia. E quando qualcuno mi ha parlato dei Nirvana, devo ammetterlo, ero un po' scettico. I capelli lunghi (che avevo portato anch'io alle medie) mi avevano un po' stupito. Poi però ho trovato "Bleach" e "Nevermind" a 10 mila lire l'uno in un vecchio negozio dell'usato (il mitico Peo). Li ho presi al volo e mi hanno devastato sin dal primo ascolto. Soprattutto "Nevermind", che a conti fatti era più immediato e melodico. Anzi aveva queste melodie acide e tristi, ma allo stesso tempo così dannatamente pop da farmi davvero uscire di testa. Come se i Sex Pistols avessero scritto delle canzoni d'amore. Il mio pezzo preferito, dopo "Smells like teen spirit" (una bomba dalla quale è difficile riprendersi, nonostante la conoscano ormai anche i nostri nonni), è sempre stato "On a plane". E ancora oggi, che mi sono rimesso dopo tanto tempo a sentire "Nevermind", ho riprovato quella gioia adolescenziale, che solo certi dischi riescono a restituirti ogni volta. Cazzo!


martedì 25 gennaio 2011

Sharif likes it

L'altra volta ho fatto un pezzo sul Mercantile in cui parlavo dei saldi di Books in the Casba e visto che molti di voi berodi (anzi esagero: tutti e tre) non leggono il miglior quotidiano genovese su piazza voglio rinfrescarvi la memoria. Fino a sabato questo - quindi affrettatevi - la libreria di via Prè mette tutto al 25% di sconto. Roba da matti. Se poi pensate che Books è anche una di quelle ultime oasi felici in cui poter entrare senza avere la minima idea di cosa comprare e poi uscire con una pila di volumi bellissimi, che sembrano scritti apposta per voi, la cosa è ancora più allettante. Insomma buttatevi a capofitto (tutto l'anno però, non solo adesso). Perché, davvero, certi negozi devono resistere e vivere il più possibile. Altrimenti verremmo sommersi solo dalle grandi catene commerciali. E addio due chiacchiere con il venditore, addio consigli, addio rapporto personale, addio tutto, cazzo. Tra l'altro in quest'ultimo periodo, come avranno notato i miei "amici" di Anobii sto macinando un libro dopo l'altro. Sono in uno di quei miei momenti onnivori. Anche perché negli ultimi tre o quattro mesi sul fronte musicale è uscito davvero di tutto. Due volumi sui Crass, - quello Shake è più interessante di quello Agenzia X e va letto prima – “Tutto qui”, la biografia dei Massimo Volume di Andrea Pomini - davvero bella e scritta alla "Please kill me" - e "Tracce di rossetto" di Greil Marcus, che devo ancora leggere. Andate e fate razzia. 



sabato 22 gennaio 2011

Brodo di cagne strategico

Non ce n'è. Quando ti arriva un pacco nella cassetta della posta con dei dischi, è come se Babbo Natale esistesse veramente. E poco importa che tu te lo sia "regalato" da solo e il postino non abbia né la barba bianca né la slitta trainata dalle renne: è una sensazione bellissima. La prima volta che ho fatto un ordine via posta era il '97 o giù di lì. Avevo appena iniziato ad ascoltare punk, dopo gli 883 e la paccottiglia da classifica che ti propinano quando sei pivello, ma non sapevo nulla di case discografiche indipendenti, dischi comprati per corrispondenza e altro. Cercavo solo "Punk's not sad" dei Crummy Stuff perché li avevo visti in tv. Così su un giornaletto (forse addirittura "Tutto musica") ho trovato l'indirizzo e il numero della Fridge Records. Ho telefonato e prenotato la mia copia. Pagamento con contrassegno. Quando il cd è arrivato mi sono sentito un eroe. E anche ieri mattina, dopo 14 anni e una maggiore dimestichezza con certe cose, quando ha suonato la postina e mi ha portato il pacco della Sometimes Recods con l'accoppiata "Ordine '91-'96" degli Starfuckers (raccoltone con dentro "Brodo di cagne strategico", "Sinistri" e altra roba) e "Sorvegliare e punire" dei Detonazione (altra ristampa) ero eccitato come un quindicenne. Tra l'altro questi due dischi, che ho appena iniziato ad ascoltare (sto finendo con gli Starfuckers, uno sballo) sono il classico feticcio - e non solo - di chi deve recuperare gli anni perduti. Gente come me, che era troppo piccola nel '91 per pensare soltanto che potessero essere concepiti dischi come "Brodo di cagne strategico". Era un po' di tempo che non recuperavo una ristampa di roba italiana del bel tempo che fu. Mi mancano i dischi che uscivano qualche anno fa con Soa Recods, Foad e Eu91Serbianleague. Speriamo tornino a farsi sentire




giovedì 20 gennaio 2011

Ben Weasel is an asshole, Ben Weasel is a jerk

Quest'anno gli Screeching Weasel compiono 25 anni. Io ne faccio 29 e ne sono passati 13 da quando li ho ascoltati per la prima volta. In realtà non è che ne sia rimasto subito folgorato. Avevo questa cassetta che mi aveva fatto un ragazzo più grande, con dentro una sorta di raccoltone autoprodotto della band. E mi ricordo che l'ascoltavo con una certa insistenza. Ma non ho mai sentito la necessità di comprarmi un disco. Povero scemo, mi viene da dire. Insomma, se ora penso al fatto che gli Weasel sono a tutti gli effetti uno dei miei gruppi preferiti insieme a gente come Clash, Husker Du, Fear e Descendents (grandi classici tanto per dire), mi scappa pure un po' da ridere. Però cosa volete che vi dica. Il primo album originale ho finito per riceverlo in regalo al compleanno una decina di anni fa. Ed era l'eccellente "My brain hutrs", un disco che resta – a mio parere - una delle vette assolute del punk-rock di tutti i tempi. Comunque. Anche in quel frangente qualcosa era scattato, ma non la scintilla fatale. C'è voluto come al solito un amico, Matteino (e chi sennò), a darmi la scossa finale e a convincermi a recuperare tutto quello che Ben, Vapid e company avevano inciso fino a quel momento Anzi fino a “Bark like a dog”, visto che gli altri album su Fat fanno abbastanza cagare rispetto al resto della produzione. Perché anche se un gruppo è grande, non potrà certo esserlo per sempre. E infatti agli Screeching Weasel è successo propri questo. Fra scioglimenti, follie varie e reunion sono diventati, col tempo, un po' patetici. Certo, la voce di Ben e - quando c'è - il basso di Vapid restano ancora eccitanti. Però, cazzo, niente a che vedere con le cose incise negli anni Novanta. Un discorso che vale pari pari per i Riverdales, che altro non sono se non gli Screeching Wasel un po' più ramonesiani (pensate sia possibile?) e con un altro nome. Dopo due dischi bellissimi, intensi e pieni di hit, hanno inciso un "Phase 3" mediocre, ma sempre interessante e poi se ne sono venuti fuori con un "Invasion Usa" che sembra un po' la parodia di quello che hanno sempre fatto. Ci saranno sì e no due o tre pezzi ai livelli dei primi due lavori e poi tanto mestiere. Cosa che se fosse un disco di qualche altra band sarebbe stato un mezzo capolavoro. Ma i Riverdales, cazzo, sono i Riverdales. L'altra volta poi, parlando con Matteino del più e del meno (quindi di musica) è venuto fuori che dopo "Invasion Usa" i nostri hanno fatto uscire pure un quinto cd che si chiama "Tarantula". Un'altra mezza ciofeca, sembra, che però ordinerò al più presto da Disco Club, come sempre. Al cuore non si comanda e state certi che, prima o poi, recupererò pure gli album Fat degli Screaching Wasel. Tra l’altro la cosa che più mi fa incazzare è che con tutta probabilità non li vedrò mai dal vivo visto che, per colpa di quel coglione di Ben, non vogliono venire a suonare in Europa (ogni tanto si riformano come accadrà a maggio a Chicago). A quanto sembra mister Weasel ha paura dell'aereo ed è, fondamentalmente, un misantropo del cazzo. Che vi devo dire? Buon compleanno donnole.

martedì 18 gennaio 2011

Ritual

Cosa c'è di meglio di comprare un disco? Comprarne due. Oggi, però, anche se ero partito con l'idea di prendere i nuovi album di White Lies e Social Distortion, mi sono dovuto accontentare solo del primo. Perché l'altro era finito. E siccome certe cose preferisco prenderle dal mio negozio di fiducia (in realtà ne ho due: Taxi Driver e Disco Club, qui si trattava di Disco Club) aspetterò lunedì e non cederò alla tentazione di andare da Fnac. Tra le altre cose era un po' che non mi capitava di comprare un cd a prezzo pieno: cazzo 17 euro. Ma purtroppo è così con le novità. Ormai, da diverso tempo, i dischi appena usciti che compro ogni anno saranno giusto una decina. E anche lì, fra case discografiche indipendenti, album presi ai concerti e (pochi) lanci promozionali, finisce sempre che ci lascio al massimo 15 carte ciascuno. Tutti gli altri che compro nel corso dell'anno, invece, - e sono tanti credetemi - li pago fra i 5 e i 10 euro, se va proprio male arrivo a 15. Ma in quel caso devono essere delle perle. Perché prendendo solo album vecchi, roba da necrofili, di band già sciolte o morte e sepolte, capita sempre lo special price o l'offertona. Da Disco Club, poi, riesco già a capire, ogni volta che ordino qualcosa, quanto lo dovrò pagare e se esiste un ribasso per il tale album che mi interessa. Una cosa che dalle altre parti non posso certo fare. Insomma: provate voi a comprare una paio di dischi alla settimana, quindi un centinaio all'anno (facciamo 120 che poi ci sono le fiere, i concerti, le occasioni particolari nei negozi dell'usato) pagandoli 20 sacchi ciascuno. Sarei già sul lastrico. Più di quanto non sono ora, per capirci. Ed è proprio per questo che devo far convivere la mia ricerca onnivora di musica con un po' di morigeratezza, se non sulla mole di dischi, almeno sul prezzo. E' uno sporco lavoro, lo so, ma qualcuno dovrà pur farlo. E quindi: sì, sono il classico stronzo che aspetta anche delle settimane, se non addirittura dei mesi, nella speranza che il tale disco scenda di prezzo (tanto poi succede sempre). Magari nel frattempo compro qualcos'altro. E mi consolo. E se proprio non resisto mi concedo qualche strappo alla regola. Tutto questo per dire cosa? Non lo so. Comunque il nuovo dei White Lies, che per la cronaca si chiama "Ritual" non è niente male. Ma il primo, come al solito, era più immediato e più bello. 

lunedì 17 gennaio 2011

How can they sleep at night?

Sto guardando l'Infedele. E forse non dovrei neppure farlo. Perché dopo una giornata di lavoro sarebbe meglio stordirsi con un buon disco o leggersi un libro, per fa riposare il fegato. Invece capita di farsi del sangue marcio accendendo semplicemente la televisione. Insomma: al di là di Ruby, Berlusconi e tutto il resto lo scandalo più grave, a mio parere, è quanto accaduto in questi giorni alla Fiat. Ed è proprio di questo che parla il programma di Gad Lerner questa sera. Non mi interessa fare della sociologia e o dell'economia d'accatto, solo ricordare un semplice principio: il lavoro non può essere il frutto di un ricatto e non è possibile che per la prima volta nella storia i figli stiano peggio dei loro padri. Che ne sarà di noi? Come si permette un ometto che guadagna 4 milioni di euro all'anno di chiedere a chi ne guadagna 1000 al mese di fare sacrifici, altrimenti brinderà a centinaia di licenziamenti a Detroit? Come fa uno che ha usufruito per decenni degli incentivi statali pagati con i nostri soldi, a trattare in questo modo i cittadini di una nazione a cui la Fiat deve tantissimo? Avete mai sentito quella canzone dei NOFX in cui Fat Mike urla alla fine: How can they sleep at night? Me lo chiedo anch'io

domenica 16 gennaio 2011

First rule is

Seguendo l'esempio di Claudione anche io riparto col blog (che il realtà era già ripartito). E anche io dopo splinder approdo a blogspot, semplicemente perché splinder - porco cazzo - non riesco proprio a usarlo, da quando ha cambiato impostazioni. Vista la nuova veste grafica, il nuovo gestore ecc ho dovuto anche cambiare il titolo del blog (anche se quello di prima mi piaceva di più). E così dopo husker  ho deciso comunque di rimanere in zona: Hello Bastards, per chi non lo sapesse (almeno vergognatevi un po') è il titolo di uno dei dischi più belli degli anni Novanta, il capolavoro dei Lifetime in cui coverizzano persino gli Husker Du. Vabbé, bando alle ciance, da qui passeranno i miei pensieri, i miei insindacabili giudizi, le mie stronzate assortite e le miei invettive più bieghe su temi come la musica, la politica, la letteratura e il cazzo che mi pare. Intanto beccatevi la mia classifica dei dieci dischi migliori del 2010, che non sono riuscito a pubblicare su splinder proprio per la mia inettitudine telematica.
Ps Ah, ricordatevi che vi amo tutti

De flora et fauna (The Record's)
C'est la vie (Radio days)
Bad JuJu (The Manges)
Sono all'osso (Pan del diavolo)
King of the beach (Wavves)
Ritornano quelli... di Calibro 35 (Calibro 35)
Black Hole - Carlifornian punk 1977-80 (AA/VV)
Per ora noi la chiameremo felicità (Le luci della centrale elettrica)
Primitivi del dub (Tre allegri ragazzi morti)
Cattive abitudini (Massimo volume)