martedì 2 aprile 2019

Un po' di recensioni a babbo 11/Sono tornato, belin

The Kaams - Kick it

Era da un po' di tempo che avevo perso le tracce dei Kaams. Direi da almeno due anni: e cioè il tempo che separa questo nuovo disco targato Area Pirata e il loro precedente singolo, l'ottimo "Don't forget my name", anch'esso uscito per l'etichetta toscana. Così, quando mi sono visto recapitare nella buca delle lettere il nuovo cd - ma per i più golosi esiste anche un'edizione in vinile - inciso dal trio bergamasco l'ho subito infilato nelle stereo per capire cosa stesse frullando in testa ad Andrea, Marco e Tiziano. "Kick it" è, sin dalle prime note di "Misery", il brano che apre l'album, un concentrato di rock'n'roll malinconico e a tratti psichedelico: un disco molto compatto, con pennellate taglienti di chitarra e melodie deliziosamente indolenti. Ci sono echi garage anni Sessanta tipici delle band di Nuggets, naturalmente, ma non manca neppure quel retrogusto oscuro che guarda al revival sixties degli anni Ottanta: il tutto suonato con una naturalezza davvero unica. Le spruzzate pop di "Floating in my fantasy" si sposano bene con il rock ruspante di "Walk out the door", che mi ricorda gli ultimi Peawees, le cavalcate paisley underground di "Out of blue" si alternano a brani più squisitamente rock'n'roll come "My destiny", il vecchio singolo ripescato "Don't forget my name" e "Free". Insomma un disco curato nei minimi dettagli, che per essere amato fino in fondo necessità di almeno due o tre ascolti. I Kaams sono cresciuti parecchio in questi ultimi due anni e oggi suonano come una band americana innamorata della frontiera e dei film western dove i buoni, però, non sono quasi mai quelli col cappello da cowboy. Pezzi come "Cold in my bones" vi si insinueranno nel cervello come la lama di un coltello bruciato dal sole.


The Rock'n'Roll Kamikazes - Campari & toothpaste

Non sono mai stato un grande fan del rockabilly. Da vecchio amante impenitente di Clash, Sex Pistols e Ramones ho sempre preferito la violenza del punk ai ritmi sincopati del primo rock'n'roll e del suo revival cotonato. Quindi quando mi sono messo all'ascolto del nuovo cd dei Rock'n'Roll Kamikazes, pubblicato da Area Pirata, ho provato, prima di tutto, ad allargare leggermente i miei strettissimi orizzonti musicali. Mettiamola così: pur non impazzendo per certe sonorità e restando un po' allergico a un certo tipo di attitudine, devo comunque ammettere che questi "ragazzi", al decimo anno di scorribande in giro per l'Europa con il loro circo rock'n'roll, sanno davvero il fatto loro. D'altra parte cosa potete aspettarvi da una band guidata da quel matto di Andy Mcfarlane degli Hormonauts (anzi ex Hourmonauts)? "Campari & toohthpaste" sembra un disco di Elvis Presley sotto anfetamina, una cavalcata malsana e al tempo stesso dirompente, dove il contrabbasso di Nicolò Fiori e la batteria di Sandro Battistini (anche se in un paio di brani torna il fondatore Peppe DeGregoriis) se la chiacchierano allegramente, come due liceali in fuga da scuola, con la sigaretta nascosta dietro l'orecchio. Il disco, poi, per la felicità del sottoscritto non è solo una raccolta di scapestrati brani rockabilly, come suggerirebbero l'iniziale "Pocket" e la title track. I ragazzi, infatti, pur non dimenticando da dove arrivano, infilano tra un pezzo e l'altro qualche canzone surfeggiante ("Ice cold beer") e blues-voodoo rock ("Wolf" , "Graveyard blues" e "Early night"). Niente male neppure la zampata punk di "A hole in your soul", che chiude in bellezza l'album. Se amate il rockabilly e non siete dei maledetti puristi fate vostro "Campari & Thoothpaste"; se invece siete di un'altra parrocchia come il sottoscritto, dategli comunque un ascolto: i pezzi interessanti non mancano.  

Figli dei figli dei fiori - I Mitomani Beat

Non si esce vivi dagli anni Sessanta. O almeno è questa la piacevole sensazione che si prova quando si ascolta "Figli dei figli dei fiori", nuovo disco dei romani I Mitomani Beat. Un album autoprodotto, ma distribuito da Area Pirata che sembra uscito direttamente dal Piper. Testi in italiano, armonica impazzita, dosi massicce di organo Farsiva e suoni circolari. La band non si preoccupa minimamente di apparire derivativa, anzi fa di tutto per calarsi perfettamente nel contesto beat di mezzo secolo fa. E devo dire che il risultato è sorprendente. Pezzi diretti e ultramelodici sono il piatto forte di quest'operazione nostalgia perfettamente riuscita. L'uno-due "Pa pa pa"-"Pulmino beat" è un manifesto d'intenti, mentre la divertente chiusura lampo affidata al "Tango di Tony" con Tony Borlotti alla voce (già evocato nel brano precedente "Vorrei essere come Tony") è la dimostrazione che i ragazzi si sono rivolti ai giusti numi tutelari. In mezzo c'è una raccolta di canzoni ricca di sfumature e di divertimento. Un disco perfetto per la bella stagione appena iniziata, da lasciare per settimane dentro l'autoradio. 

Kinn-Ocks - Again

Dieci canzoni in un 9 minuti e 17 secondi (più altri venti secondi di traccia nascosta). E' questa l'idea che i Kinn-Ocks hanno del punk. E direi proprio che siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Perché in questa manicata di minuti di rock'n'roll sparato a mille e registrato in presa diretta-buona la prima c'è tutto ciò che per me rappresenta la musica. Velocità, furia, melodie ottuse, urgenza ed essenzialità. Difficile fare meglio, di questi tempi. Perché quella dei Kinno-Ocks è classe, cari i mie coglionazzi. E la classe non la si può certo imparare. O ce l'hai o copi a nastro i NOFX e i Ramones. E Matty, Edo e Paolo "Snack" Meranda ce l'hanno eccome (vi dicono qualcosa gruppi come Kompagni di Merenda, Madido Respiro, Anno Senza Estate e Depp Thrat?) "Again", il nome di questo secondo ep che segue l'altrettanto fulminante disco omonimo, è coprodotto da SFA e IEU e uscirà a breve anche negli Stati Uniti per Pig Records. Mentre dopo l'estate è in programma un bel vinilozzo che comprenderà entrambi i dischi. Ogni volta che rischiaccio il tasto play per far ripartire questa bomba della durata di un 45 giri penso che chiunque ami il punk e anche un certo primo hardcore californiano non possa che perdere la testa per i Kinn-Ocks. Se poi siete dei fan di Zeke, Crilce Jerks e Black Flag periodo pre Rollins, ma anche dei film con Bombolo e del fumetto splatterone italiano questo è un gruppo che vi farà diventare "passi".

Carlo Cannella - Antologia dei vivi (libro-fanzine)

Nel succulento pacco che il buon Paolo Merenda mi ha inviato qualche giorno fa, oltre all'ep di Kinn-Ocks c'era anche questa prima uscita del suo nuovo progetto editoriale, insieme a Fabio di "È un brutto posto dove vivere" e Marco di TPIC Editions: Inchiostro Sprecato. Una serie di libretti in formato A6 in stile "Millelire" (ve li ricordate? Sempre che siate nati prima degli anni Novanta), stampati su carta patinata. La prima uscita è una raccolta di racconti di Carlo Cannella degli Affluente (e non solo), autore dell'ottimo libro "La città è quieta... ombre parlano" sulla scena punk-hc di Ascoli Piceno. Questo nuovo lavoro targato Inchiostro Sprecato si legge in un batter d'occhio, anche seduti sul cesso. Si ride, ci si commuove, ma molto spesso si resta anche spiazzati. Piccole storie metropolitane, deliri assortiti e mazzate varie, sono il menù principale di questo piccolo gioiello di letteratura punk. Tra un racconto e l'altro si cambia spesso registro e, parola dopo parola, si entra mani e piedi nel particolarissimo mondo di Cannella. Una sorta di psichedelia straight edge, dove i mostri siamo noi lettori. Ottima la copertina a cura di Delicatessen. 



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