E'
un periodo che leggo molto lentamente. E non è solo perché con una
bimba di pochi mesi al seguito si dorme poco e si è, per forza di
cose, più stanchi e deconcentrati. E' proprio un momento così: una
di quelle fasi della vita in cui capita di impiegare anche un mese a
leggere un libro di 300 pagine. Quando fino a poco tempo prima
bastavano due settimane. Certo, nel frattempo sto divorando parecchie
riviste, quotidiani, fumetti, fanzine e qualche articolo interessante
su alcuni siti Internet. Però questa lentezza nella lettura di
romanzi, saggi e biografie musicali - la mia classica dieta libraria
- un po' mi scazza. Soprattutto perché sta uscendo un sacco di roba
pazzesca, che, quando va bene, accumulo sul comodino e quando va male
finisco direttamente per non comprare, in attesa di momenti migliori.
Così è passato parecchio tempo da quando in questo blog scalcinato
si è parlato di libri. E visto che tra quarantena e vacanze ne ho
letti almeno tre a carattere musicale, beccatevi queste tre
recensioni lampo.
p.s.
leggendo meno mi sono anche arrugginito parecchio nello scrivere. Ok,
non sono mai stato un drago, ma visto che nella mia vita mi sono
sempre guadagnato da vivere più o meno così, non è che sia propria
una cazzata. Scrivere non è un dono. Per farlo bene bisogna leggere
e - naturalmente - scrivere tanto. E' come fare una maratona: se non
ti alleni arrivi ultimo o ti ritiri a metà percorso. Bene, ora che
vi ho tediato in abbondanza con le mie stupidaggini parliamo di cose
più serie.
My
Riot. Agnostic Front: la mia vita hardcore - di Roger Miret e Jon
Weiderhorn
Ho
comprato questa biografia di Roger Miret degli Agnostic Front sulla
fiducia. Perché a stamparla in italiano è la Hellnation di Roberto
Gagliardi e l'intera operazione è stata seguita da Flavio Frezza e
dalla sua Crombie Media. Un atto di fede, quindi. Anche perché
l'hardcore di New York e gli Agnostic Front non sono mai stati il mio
pane. Conosco per sommi capi la scena in questione e ho quasi tutti i
dischi considerati fondamentali - compresi i primi due della band di
Miret e Stigma - ma il mio timore era che questo libro non fosse
altro che una variazione sul tema della biografia di Harley Flanagan
dei Cro-Mags: un volume che avevo faticato a finire e che non mi
aveva convinto per niente (si parlava quasi solo di risse, droga,
risse, droga, risse e ancora droga. Insomma: alla lunga due palle).
Per come la vedevo io Miret e Flanagan erano due facce della stessa
medaglia. E quindi mi aspettavo che anche questo libro fosse il
solito concentrato di scazzottate, coltellate, onore, vita di strada
e... sticazzi. Invece in "My Riot" la musica è assai
diversa. Prima di tutto il libro è scritto (e quindi anche tradotto)
molto bene. Si legge tutto d'un fiato, con le parole che scorrono
rapide lungo le circa 300 pagine di questa semplice, ma al tempo
stesso ottima, edizione italiana. Certo, la vita di Miret è un bel
casino come quella di Flanagan. Si parla molto della sua infanzia
difficile da immigrato cubano, dei problemi con il suo patrigno
violento e della sua vita di strada sin da giovanissimo. A questo poi
si aggiunge tutto il calvario dell'età adulta: le relazioni
incasinate, la droga, lo spaccio e la galera. Ma c'è anche parecchio
spazio dedicato alla musica e alla scena punk di New York di fine
anni Settanta e di tutti gli anni Ottanta. Per farla breve non si
parla solo di disagio. Non fraintendetemi: non voglio dire che
quell'aspetto delle biografia musicali sia noioso o inutile. Anzi, il
vissuto personale di un artista è fondamentale per capire l'origine
della sua musica, soprattutto in una scena come quella punk (ma più
in generale nel giro underground), dove è difficile scindere vita e
arte. Però c'è modo e modo di affrontare l'argomento. E credo che
Miret, ma soprattutto Weiderhorn, che ha materialmente scritto il
libro, lo abbiano fatto nel modo giusto. "My Riot" parla di
cosa voglia dire essere un immigrato cubano nella New York di fine
anni Sessanta e Settanta, ci racconta una città dolente e in
decadenza, che proprio nel suo momento più difficile (la Grande Mela
era vicina alla bancarotta) è riuscita a diventare un punto di
riferimento culturale per tutto l'occidente. E poi in questa
biografia si racconta anche come sono cambiati il punk e l'hardcore
nel corso degli anni. Di come, nel giro di tre lustri, siano passati
dall'essere la musica dei reietti a scalare le classifiche e
diventare la nuova gallina dalle uova d'oro del music business (anche
se Miret ha cominciato a vedere qualche dollaro solo in tarda età).
"My Riot" è un libro completo. Che bilancia bene biografia
personale e biografia musicale. Una bella sorpresa, anche per chi non
è un fan accanito degli Agnostic Front (anzi: grazie a questa
lettura li ho riscoperti con grande piacere).
Alex
Chilton. Un uomo chiamato distruzione - Holly George-Warren
Aspettavo
questo libro - pubblicato da Jimenez - da parecchi anni. Almeno da
quando Giulio mi ha convinto a comprare il mio primo disco dei Big
Star, "Radio City", dopo che gli avevo confidato di aver
appena scoperto il magico mondo del power-pop. "Se ti piacciono
quelle band devi assolutamente ascoltare i Big Star - mi aveva detto
con una certa solennità mentre spulciavamo i dischi da Fnac - Loro
sono i capostipiti del genere". Aveva dannatamente ragione. E
"Radio City" resta uno degli album pre punk più belli
della mia collezione.
Alex
Chilton, però, come ci racconta questa splendida e approfondita
biografia, è stato molto più che un semplice precursore del
power-pop. Anche perché i Big Star rappresentano solo una fase della
sua immensa storia musicale. Gli inizi, ancora adolescente, con i Box
Tops e il successo incredibile - direi quasi planetario - di quella
teen band, le delusioni verso il music business, la lenta discesa
all'inferno (con l'inspiegabile flop dei Big Star e i problemi con
alcol e droghe), le storie d'amore laceranti, la carriera solista che
non decolla e che lo porta ad accettare lavori umili e concerti per
pochi spiccioli, la fiducia ritrovata, il punk che lo riabilita e una
nuova dimensione da padre nobile dell rock alternativo. Sono queste
alcune delle tappe cruciali della vita incredibile e convulsa di Alex
Chiltron, morto ad appena 59 anni nel 2010. Holly George-Warren, che
lo aveva conosciuto nei primi anni Ottanta (e aveva battezzato la
loro amicizia vomitandogli nel lavandino di casa) racconta questa
storia incredibile e molto americana con una dovizia di particolari
che ha del miracoloso. La vita di Chilton, in queste 400 e rotte
pagine, viene passata al setaccio sin dal suo albero genealogico.
George-Warren si sofferma anche su alcuni episodi molto personali
come la tragica e prematura morte del fratello più grande e
l'eccentrica vita della sua famiglia. Qualcuno, ora non mi ricordo
più chi, pur avendo amato questo libro, ha criticato lo stile di
scrittura dell'autrice, definendolo un po' troppo didascalico. Non
sono d'accordo. A mio modestissimo parere questa biografia è scritta
molto bene, anche dal punto di vista stilistico. Certo, non è un
romanzo e a volte le citazioni hanno la meglio sulla vivacità della
scrittura. Ma pur avendo impiegato parecchio tempo a finirlo, ho
trovato "Un uomo chiamato distruzione" decisamente ben
fatto. La parte più interessante del libro - ma forse il mio è un
giudizio di parte - è la seconda e cioè quella che parte con lo
scioglimento dei Big Star (anche se è stato bellissimo leggere la
genesi di album incredibili come "#1 Record" e "Radio
City"). Tra la fine degli anni Settanta e gli anni Novanta Alex
Chilton ha vissuto letteralmente sulle montagne russa, ma ha anche
fatto la vita che probabilmente ha sempre desiderato. Ha suonato ciò
che amava per pochi fedelissimi spettatori e si è riscattato grazie
all'ammirazione di band sulla cresta dell'onda che erano cresciute
con i suoi dischi (soprattutto con quelli dei Big Star). Parlo di
gente come Replacements e Rem, tanto per chiarire. E ha pubblicato
alcuni ottimi dischi che sono stati dei meravigliosi insuccessi
commerciali (l'ep per la Ork Records in pieno fermento punk e
l'apparentemente sconclusionato ma secondo me superbo lp "Like
flies on sherbert").
Uno
dei libri dell'anno. Procuratevelo al più presto.
No
Control. Storie di hardcore punk californiano 1980-2000 - Federico
Guglielmi.
L'avvertenza
scritta dall'autore nell'introduzione è chiara e onesta: "questo
libro non è un'enciclopedia dell'hardcore punk californiano né una
guida pratica del fenomeno in questione". Si tratta invece di un
raccolta delle interviste, delle recensioni (soprattutto) e degli
articoli scritti da Federico Guglielmi nei suoi primi vent'anni di
carriera giornalistica (anche se limitatamente a un preciso
argomento). Un bel vademecum, quindi, su come una delle firme più
conosciute del giornalismo rock italiano abbia raccontato l'hardcore
punk, sin dalle sue origini fino all'esplosione commerciale del 1994
e poi lungo le sue successive diramazioni, su alcune delle riviste
mainstream italiane più importanti degli ultimi 30 anni: Mucchio
Selvaggio, Rumore, Velvet (solo per citarne tre). Ma se da una parte
è piuttosto interessante, soprattutto per chi, come me, ha scoperto
certe sonorità soltanto a metà anni Novanta, leggere come venivano
accolti e raccontati in tempo reale certi dischi nel nostro Paese,
dall'altra credo che questo libro sia soprattutto una grande
occasione persa Mi spiego meglio. Quando ho letto il titolo "No
control. Storie di hardcore punk californiano" e poi, in calce,
la firma di Guglielmi - che oltre a essere un grande appassionato del
genere è anche piuttosto ferrato in materia avendolo seguito sin
dalle sue origini, come detto poco sopra - ho sperato subito in un
volume che documentasse e raccontasse l'epopea di questo fenomeno
(che anche io adoro e seguo in tutte le sue sfaccettature). Una sorta
di storia ragionata dell'hardcore punk californiano (sul tema
esistono diversi libri, purtroppo quasi mai tradotti in italiano).
Invece, in questo caso, si è preferito fare un collage -
esteticamente anche molto bello, visto che la Tsunami cura sempre
molto bene la grafica delle sue uscite - di qualcosa di già edito e
che per tante ragioni, qualche volta, suona pure un po' datato.
Un'operazione analoga a quella di "Noi conquisteremo la luna",
raccolta di articoli, interviste e recensioni, sempre di Guglielmi,
sul "nuovo rock" italiano degli anni Ottanta (la scena new
wave e post-punk, insomma), pubblicata qualche anno fa da Rave Up. Un
libro interessante, che ho letto con piacere. Ma anche in quel caso
mi ero chiesto: perché uno che conosce così bene questo fenomeno,
che l'ha vissuto e raccontato in tempo reale (a volte persino in
solitaria, visto che il resto della stampa specializzata all'epoca lo
snobbava) e che dispone di un archivio sonoro e cartaceo così
imponente, non scrive da zero una storia omogenea di quella scena? Mi
rendo conto che si tratta di un lavoro immane. E lo stesso vale per
l'hardacore punk californiano. Però il risultato sarebbe stato
nettamente migliore. "No control", comunque, resta una
lettura interessante. Soprattutto dal punto di vista
storico-giornalistico. Per i neofiti, inoltre, è una miniera di
consigli utili per districarsi all'interno di una discografia enorme,
che conta parecchi outsider straordinari, sui cui Guglielmi,
giustamente, "spreca" parecchio inchiostro (Middle Class,
Rikk Agnew, Shattered Faith, CH3, solo per fare alcuni esempi).
Davvero notevoli poi alcune interviste (Bad Religion e Robbie Fileds
della Posh Boy su tutte). Mentre ho trovato un po' poco approfondita
la parte sul revival degli anni Novanta (si parla poco di Lookout,
per esempio). In definitiva: "No control" è un libro che
un appassionato di hc-punk californiano non può farsi sfuggire.
Anche perché sfido chiunque a trovare altri volumi così completi in
italiano. Detto questo mi sarei aspettato qualcosa di più. Anzi,
sotto sotto, spero che questo libro sia solo l'antipasto di qualcosa
di più elaborato e strutturato su una delle scene musicali più
eccitanti di sempre. Se le vendite sono andate bene come spero (e
credo), Tsunami e Guglielmi (o anche qualche altra casa editrice e
qualche altro autore) ci facciano almeno un pensierino...
Nessun commento:
Posta un commento