domenica 30 settembre 2012

Rocking like an Egyptian

Non me ne ne fregava un cazzo di essere a stomaco vuoto e di aver passato una di quelle giornate spaccaculi al lavoro, dove non alzi quasi mai la chiappe dalla scrivania. Appena ho potuto mollare quella maledetta sedia, giovedì sera, intorno alle dieci ho preso la macchina parcheggiata di rapina vicino alle strisce blu e sono andato in Buridda. C'erano i Trans Upper Egypt e il resto contava poco e niente. Era quasi un anno che li volevo vedere. Dopo che mi avevano fulminato alla Claque con la combriccola della Borgata Boredom. Musica acida e krauta, psichedelia nuova di zecca e attitudine "no wave". Un bel mistone di cose, anche se alla fine non si tratta che di rock'n'roll cosmico a bassa fedeltà.
Un altro dei motivi per cui non avevo la minima intenzione di perdermi il loro concerto riguarda la mia eterna fissazione per i dischi, insomma il feticismo dell'acquisto compulsivo. E siccome dei cari "egiziani de Roma"  avevo soltanto una canzone contenuta nella compilation della Borgata, ero pronto a fare man bassa. E così manco il tempo di entrare e di ordinare una Menabrea al bar, che ero già al banchetto, mentre dietro suonavano i Cuccioli  Morti. In un secondo ho agguantato sette pollici e lp. Ma sapevo che sarei tornato a "sprecare" le mie palanche. Nel frattempo le birrette correvano come macchine impazzite. E lo stomaco protestava. Dei McNamara Playhround Heroes non ho un gran ricordo. Ma appena sono saliti sul palco gli Hiss, sempre romani e sempre del solito giro buono, mi sono avvicinato con curiosità. Minchia: batteria furiosa, basso ed effetti, la formazione definitiva. Due pazzi al timone e un suono così acido e marziale, che mi faceva sobbalzare. Anche se ero in piedi. Robe belle. E infatti mi sono messo il 10 pollici in saccoccia (risentito è uno sballo). A quel punto non toccava ad altri che ai Trans Upper Egypt: le star della serata. E in effetti hanno suonato da paura. Sporchi, marci e imbecilli come pochi. Dilatati alla massima potenza e furiosi. Dal vivo (ho scoperto dopo) sono un po' diversi rispetto al disco. Tanto che sembrano quasi due band differenti. Splendide in entrambe le versioni, sia chiaro. Ma quasi l'alter ego l'una dell'altra. Parte della bellezza sta anche nel loro approccio alle cose e questo vale per tutte le band della Borgata. Gente che va in saletta e si registra senza troppe cazzate. Produce cdr e vinili con tanto di supporto di quei pazzi della Bubca Records, mentre tutti suonano con tutti, in cento gruppi diversi. Una sorta di Great Complotto all'amatriciana. Dove il genere che si fa non è importante. Basta tirare fuori ciò che hai dentro in quel momento. Ed è solo quello che conta.
Che dire del resto, a inizio serata ho persino fatto un piccolo smarrone con il loro bassista, visto che il giorno prima avrei dovuto intervistarli per il "Corriere Mercantile" ma poi sono scoppiati i soliti casini e ho dovuto fare dell'altro. Quando mi sono "denunciato" al bar mi ha dato un pacca sulla spalla e ha fatto un sorrisone. Come ho detto più volte: i Trans Upper Egypt sono una band da leccarsi le dita dei piedi.


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