mercoledì 5 agosto 2020

Tre libri is megl che uan - Recensioni lampo delle biografie di Roger Miret e Alex Chilton e di "No Control".

E' un periodo che leggo molto lentamente. E non è solo perché con una bimba di pochi mesi al seguito si dorme poco e si è, per forza di cose, più stanchi e deconcentrati. E' proprio un momento così: una di quelle fasi della vita in cui capita di impiegare anche un mese a leggere un libro di 300 pagine. Quando fino a poco tempo prima bastavano due settimane. Certo, nel frattempo sto divorando parecchie riviste, quotidiani, fumetti, fanzine e qualche articolo interessante su alcuni siti Internet. Però questa lentezza nella lettura di romanzi, saggi e biografie musicali - la mia classica dieta libraria - un po' mi scazza. Soprattutto perché sta uscendo un sacco di roba pazzesca, che, quando va bene, accumulo sul comodino e quando va male finisco direttamente per non comprare, in attesa di momenti migliori. Così è passato parecchio tempo da quando in questo blog scalcinato si è parlato di libri. E visto che tra quarantena e vacanze ne ho letti almeno tre a carattere musicale, beccatevi queste tre recensioni lampo.

p.s. leggendo meno mi sono anche arrugginito parecchio nello scrivere. Ok, non sono mai stato un drago, ma visto che nella mia vita mi sono sempre guadagnato da vivere più o meno così, non è che sia propria una cazzata. Scrivere non è un dono. Per farlo bene bisogna leggere e - naturalmente - scrivere tanto. E' come fare una maratona: se non ti alleni arrivi ultimo o ti ritiri a metà percorso. Bene, ora che vi ho tediato in abbondanza con le mie stupidaggini parliamo di cose più serie.

My Riot. Agnostic Front: la mia vita hardcore - di Roger Miret e Jon Weiderhorn

Ho comprato questa biografia di Roger Miret degli Agnostic Front sulla fiducia. Perché a stamparla in italiano è la Hellnation di Roberto Gagliardi e l'intera operazione è stata seguita da Flavio Frezza e dalla sua Crombie Media. Un atto di fede, quindi. Anche perché l'hardcore di New York e gli Agnostic Front non sono mai stati il mio pane. Conosco per sommi capi la scena in questione e ho quasi tutti i dischi considerati fondamentali - compresi i primi due della band di Miret e Stigma - ma il mio timore era che questo libro non fosse altro che una variazione sul tema della biografia di Harley Flanagan dei Cro-Mags: un volume che avevo faticato a finire e che non mi aveva convinto per niente (si parlava quasi solo di risse, droga, risse, droga, risse e ancora droga. Insomma: alla lunga due palle). Per come la vedevo io Miret e Flanagan erano due facce della stessa medaglia. E quindi mi aspettavo che anche questo libro fosse il solito concentrato di scazzottate, coltellate, onore, vita di strada e... sticazzi. Invece in "My Riot" la musica è assai diversa. Prima di tutto il libro è scritto (e quindi anche tradotto) molto bene. Si legge tutto d'un fiato, con le parole che scorrono rapide lungo le circa 300 pagine di questa semplice, ma al tempo stesso ottima, edizione italiana. Certo, la vita di Miret è un bel casino come quella di Flanagan. Si parla molto della sua infanzia difficile da immigrato cubano, dei problemi con il suo patrigno violento e della sua vita di strada sin da giovanissimo. A questo poi si aggiunge tutto il calvario dell'età adulta: le relazioni incasinate, la droga, lo spaccio e la galera. Ma c'è anche parecchio spazio dedicato alla musica e alla scena punk di New York di fine anni Settanta e di tutti gli anni Ottanta. Per farla breve non si parla solo di disagio. Non fraintendetemi: non voglio dire che quell'aspetto delle biografia musicali sia noioso o inutile. Anzi, il vissuto personale di un artista è fondamentale per capire l'origine della sua musica, soprattutto in una scena come quella punk (ma più in generale nel giro underground), dove è difficile scindere vita e arte. Però c'è modo e modo di affrontare l'argomento. E credo che Miret, ma soprattutto Weiderhorn, che ha materialmente scritto il libro, lo abbiano fatto nel modo giusto. "My Riot" parla di cosa voglia dire essere un immigrato cubano nella New York di fine anni Sessanta e Settanta, ci racconta una città dolente e in decadenza, che proprio nel suo momento più difficile (la Grande Mela era vicina alla bancarotta) è riuscita a diventare un punto di riferimento culturale per tutto l'occidente. E poi in questa biografia si racconta anche come sono cambiati il punk e l'hardcore nel corso degli anni. Di come, nel giro di tre lustri, siano passati dall'essere la musica dei reietti a scalare le classifiche e diventare la nuova gallina dalle uova d'oro del music business (anche se Miret ha cominciato a vedere qualche dollaro solo in tarda età). "My Riot" è un libro completo. Che bilancia bene biografia personale e biografia musicale. Una bella sorpresa, anche per chi non è un fan accanito degli Agnostic Front (anzi: grazie a questa lettura li ho riscoperti con grande piacere).


Alex Chilton. Un uomo chiamato distruzione - Holly George-Warren
Aspettavo questo libro - pubblicato da Jimenez - da parecchi anni. Almeno da quando Giulio mi ha convinto a comprare il mio primo disco dei Big Star, "Radio City", dopo che gli avevo confidato di aver appena scoperto il magico mondo del power-pop. "Se ti piacciono quelle band devi assolutamente ascoltare i Big Star - mi aveva detto con una certa solennità mentre spulciavamo i dischi da Fnac - Loro sono i capostipiti del genere". Aveva dannatamente ragione. E "Radio City" resta uno degli album pre punk più belli della mia collezione.
Alex Chilton, però, come ci racconta questa splendida e approfondita biografia, è stato molto più che un semplice precursore del power-pop. Anche perché i Big Star rappresentano solo una fase della sua immensa storia musicale. Gli inizi, ancora adolescente, con i Box Tops e il successo incredibile - direi quasi planetario - di quella teen band, le delusioni verso il music business, la lenta discesa all'inferno (con l'inspiegabile flop dei Big Star e i problemi con alcol e droghe), le storie d'amore laceranti, la carriera solista che non decolla e che lo porta ad accettare lavori umili e concerti per pochi spiccioli, la fiducia ritrovata, il punk che lo riabilita e una nuova dimensione da padre nobile dell rock alternativo. Sono queste alcune delle tappe cruciali della vita incredibile e convulsa di Alex Chiltron, morto ad appena 59 anni nel 2010. Holly George-Warren, che lo aveva conosciuto nei primi anni Ottanta (e aveva battezzato la loro amicizia vomitandogli nel lavandino di casa) racconta questa storia incredibile e molto americana con una dovizia di particolari che ha del miracoloso. La vita di Chilton, in queste 400 e rotte pagine, viene passata al setaccio sin dal suo albero genealogico. George-Warren si sofferma anche su alcuni episodi molto personali come la tragica e prematura morte del fratello più grande e l'eccentrica vita della sua famiglia. Qualcuno, ora non mi ricordo più chi, pur avendo amato questo libro, ha criticato lo stile di scrittura dell'autrice, definendolo un po' troppo didascalico. Non sono d'accordo. A mio modestissimo parere questa biografia è scritta molto bene, anche dal punto di vista stilistico. Certo, non è un romanzo e a volte le citazioni hanno la meglio sulla vivacità della scrittura. Ma pur avendo impiegato parecchio tempo a finirlo, ho trovato "Un uomo chiamato distruzione" decisamente ben fatto. La parte più interessante del libro - ma forse il mio è un giudizio di parte - è la seconda e cioè quella che parte con lo scioglimento dei Big Star (anche se è stato bellissimo leggere la genesi di album incredibili come "#1 Record" e "Radio City"). Tra la fine degli anni Settanta e gli anni Novanta Alex Chilton ha vissuto letteralmente sulle montagne russa, ma ha anche fatto la vita che probabilmente ha sempre desiderato. Ha suonato ciò che amava per pochi fedelissimi spettatori e si è riscattato grazie all'ammirazione di band sulla cresta dell'onda che erano cresciute con i suoi dischi (soprattutto con quelli dei Big Star). Parlo di gente come Replacements e Rem, tanto per chiarire. E ha pubblicato alcuni ottimi dischi che sono stati dei meravigliosi insuccessi commerciali (l'ep per la Ork Records in pieno fermento punk e l'apparentemente sconclusionato ma secondo me superbo lp "Like flies on sherbert").
Uno dei libri dell'anno. Procuratevelo al più presto.


No Control. Storie di hardcore punk californiano 1980-2000 - Federico Guglielmi.
L'avvertenza scritta dall'autore nell'introduzione è chiara e onesta: "questo libro non è un'enciclopedia dell'hardcore punk californiano né una guida pratica del fenomeno in questione". Si tratta invece di un raccolta delle interviste, delle recensioni (soprattutto) e degli articoli scritti da Federico Guglielmi nei suoi primi vent'anni di carriera giornalistica (anche se limitatamente a un preciso argomento). Un bel vademecum, quindi, su come una delle firme più conosciute del giornalismo rock italiano abbia raccontato l'hardcore punk, sin dalle sue origini fino all'esplosione commerciale del 1994 e poi lungo le sue successive diramazioni, su alcune delle riviste mainstream italiane più importanti degli ultimi 30 anni: Mucchio Selvaggio, Rumore, Velvet (solo per citarne tre). Ma se da una parte è piuttosto interessante, soprattutto per chi, come me, ha scoperto certe sonorità soltanto a metà anni Novanta, leggere come venivano accolti e raccontati in tempo reale certi dischi nel nostro Paese, dall'altra credo che questo libro sia soprattutto una grande occasione persa Mi spiego meglio. Quando ho letto il titolo "No control. Storie di hardcore punk californiano" e poi, in calce, la firma di Guglielmi - che oltre a essere un grande appassionato del genere è anche piuttosto ferrato in materia avendolo seguito sin dalle sue origini, come detto poco sopra - ho sperato subito in un volume che documentasse e raccontasse l'epopea di questo fenomeno (che anche io adoro e seguo in tutte le sue sfaccettature). Una sorta di storia ragionata dell'hardcore punk californiano (sul tema esistono diversi libri, purtroppo quasi mai tradotti in italiano). Invece, in questo caso, si è preferito fare un collage - esteticamente anche molto bello, visto che la Tsunami cura sempre molto bene la grafica delle sue uscite - di qualcosa di già edito e che per tante ragioni, qualche volta, suona pure un po' datato. Un'operazione analoga a quella di "Noi conquisteremo la luna", raccolta di articoli, interviste e recensioni, sempre di Guglielmi, sul "nuovo rock" italiano degli anni Ottanta (la scena new wave e post-punk, insomma), pubblicata qualche anno fa da Rave Up. Un libro interessante, che ho letto con piacere. Ma anche in quel caso mi ero chiesto: perché uno che conosce così bene questo fenomeno, che l'ha vissuto e raccontato in tempo reale (a volte persino in solitaria, visto che il resto della stampa specializzata all'epoca lo snobbava) e che dispone di un archivio sonoro e cartaceo così imponente, non scrive da zero una storia omogenea di quella scena? Mi rendo conto che si tratta di un lavoro immane. E lo stesso vale per l'hardacore punk californiano. Però il risultato sarebbe stato nettamente migliore. "No control", comunque, resta una lettura interessante. Soprattutto dal punto di vista storico-giornalistico. Per i neofiti, inoltre, è una miniera di consigli utili per districarsi all'interno di una discografia enorme, che conta parecchi outsider straordinari, sui cui Guglielmi, giustamente, "spreca" parecchio inchiostro (Middle Class, Rikk Agnew, Shattered Faith, CH3, solo per fare alcuni esempi). Davvero notevoli poi alcune interviste (Bad Religion e Robbie Fileds della Posh Boy su tutte). Mentre ho trovato un po' poco approfondita la parte sul revival degli anni Novanta (si parla poco di Lookout, per esempio). In definitiva: "No control" è un libro che un appassionato di hc-punk californiano non può farsi sfuggire. Anche perché sfido chiunque a trovare altri volumi così completi in italiano. Detto questo mi sarei aspettato qualcosa di più. Anzi, sotto sotto, spero che questo libro sia solo l'antipasto di qualcosa di più elaborato e strutturato su una delle scene musicali più eccitanti di sempre. Se le vendite sono andate bene come spero (e credo), Tsunami e Guglielmi (o anche qualche altra casa editrice e qualche altro autore) ci facciano almeno un pensierino...


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