domenica 13 settembre 2015

Afrirampo

Sono davvero inaffidabile. Ogni volta che torno da queste parti giuro solennemente che aggiornerò questo dannatissimo blog con un minimo di continuità e invece... Vabbè non è che ogni volta mi possa mettere a scrivere la solite solfa. Quindi si riparte. O almeno ci riprovo.

Da quando non ho più uno stipendio regolare (il lavoro è andato a puttane) ho iniziato, per forza di cose, a comprare meno dischi. O comunque a stare molto più attento di prima a cosa prendo e a quanto costa. Per esempio, da qualche mese, mi sono imposto due regole auree di sopravvivenza: non comprare più robe a cazzo come facevo un tempo (come tutte le ristampe anni ottanta italiane che avessero in minimo di attinenza col punk, l'hardcore e la new wave) ed evitare come la peste (a parte rarissimi casi e momenti di opulenza improvvisa, quindi mai) tutto ciò che costi oltre i 15 euro. E dico davvero: se sull'etichetta del disco ci trovo scritto 15,50 comincio girargli alla larga (anche se poi, di notte, non riesco a dormire e mi rivolto nel letto pensando che, in fondo, qualche volta, le regole si potrebbero pure infrangere). Insomma come un novello Mario Monti mi sono imposto l'austerità discografica, che per uno come me è come finire agli alcolisti anonimi o in qualche comunità di recupero per tossicodipendenti. Il guaio però è che la scimmia di musica non mi passa. Di mettermi ad ascoltare i dischi su youtube o su bandcamp (insomma dalle casse del pc) però non ne voglio sentire manco parlare. Sono quel tipo di barbarie alla stregua del pesto senz'aglio o delle penne lisce, che mi fanno letteralmente impazzire. Così, per tamponare questo momento di malessere (è solo una mia impressione oppure in quest'ultimo periodo sono uscite decine e decine di ristampe fighe a 18 fottutissimi euro?) ho deciso di rimettermi ad ascoltare alcuni di quei dischi che, negli anni di abbondanza, ho abbandonato miseramente sullo scaffale. Robe che magari ho comprato in preda all'ansia compulsiva e che poi ho finito per ascoltare una o due volte, prima di riporle al loro posto, senza tante cerimonie. Dischi talmente dimenticati che, in certi casi, mi sembra quasi di avere a che fare con qualcosa di nuovo. Tanto per fare un esempio oggi mi sono rimesso a sentire un album che mi ero quasi dimenticato di avere e che, quando mi ricordavo delle sua esistenza, ho persino pensato di vendere. Parlo del cd omonimo delle Afrirampo, un duo giapponese di garage rumorista chiassoso e spacca budella, preso qualche anno fa da Maso. Uno di quei dischi che compri su consiglio di qualche amico che ha gusti diversi dai tuoi ma che prova comunque a capirti (sarà stato Ale Di Tizio? mah...) e che una volta messo nelle stereo ti sembra una mezza ciofeca. O almeno questo era il ricordo che avevo di questo benedetto dischetto senza titolo e dal libretto inutile (ci sono solo alcuni collage di fumetti erotici giapponesi e un po' ideogrammi sparsi). Così quando stasera l'ho infilato nel lettore cd dopo tempo immemore, sono rimasto piacevolmente sorpreso dal fatto che, in fondo in fondo, ste due punk decerebrate con gli occhi a mandorla, non sono poi così male. Anzi... Certo le Afrirampo urlano come delle bestiole e ho dovuto abbassare di corsa il volume almeno un paio di volte, per evitare di svegliare Grazia o di trovarmi la polizia davanti alla porta di casa. Però insomma, tutte quelle tonnellate di chitarre grattugiate e quegli urletti da tenniste scuoiate col machete mi hanno convinto. Quindi il disco me lo tengo; non so quando lo riascolterò (è meglio farlo quando sono in casa da solo e le finestre sono chiuse a doppia mandata), ma alla fine le Afrirampo sono una band onesta, che si merita un posto sullo scaffale accanto agli Afterhours e agli Age (sì ok ho tre cd degli Afterhours, ma non li ascolto quasi masi, lo giuro). E pazienza se gli otto pezzi del cd sono un mix di schegge di puro casino da poche manciate e lunghi intermezzi di musica giapponese con gente che parla in sottofondo. Ascoltando quest'album ci si sente spiazzati e infastiditi, e già questo è importante. Le Afrirampo sembrano un po' i primissimi Sonic Youth, ma se possibile sono ancora più marce. E visto che io - citando la pessima traduzione di un gran bel libro sul punk - mi sento assai sporco e imbecille, direi che tutto quadra alla perfezione. 


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