mercoledì 14 febbraio 2018

Sporchi, melodici e imbecilli - Ode alla Dirtnap records

E' vero che sono facile agli innamoramenti musicali improvvisi. Ma di solito durano poco e, nonostante lascino sempre qualcosa di interessante, poi, come sempre, torno al mio caldo e rassicurante ovile fatto di solide certezze come Husker Du, Clash, Ramones, Green Day e NOFX. Che ci volte fare: sono abitudinario (e no, ragaz, non sto citando Elio e le storie tese, mi fanno schifo, lo sapete, dai). Comunque: complice il mitico Franz Barcella - a cui ormai ho deciso di affidare i miei corsi d'aggiornamento musicale in campo punk-rock e power-pop - mi sono imbattuto in una band che, da ragazzino, avevo completamente ignorato e che adesso mi fa girare la testa come un adolescente. Sto parlando dei Marked Men, un gruppo texano di fine anni Novanta-primi anni Duemila che ha pubblicato su Dirtnap quattro dischi di punk melodico ed evocativo, a base di coretti, pezzi brevi e fulminanti e spirito lo-fi. A me sembrano una sorta di ibrido fra il beach punk di Orange County e i gruppi Lookout di 25 anni fa: come se i Queers coverizzassero gli Adolescents e i Middle Class. Una rivelazione, cazzo. Che oltre a farmi vedere finalmente la luce, mi ha anche fatto rimpiangere tutto quel tempo perso tra la fine del liceo e l'inizio dell'università - il periodo in cui più o meno i Marked Men cominciavo a pubblicare le prime cose - passato ad ascoltare gruppi di merda come i Good Charlotte (ok, ero piccolo e mi ero solo masterizzato il primo disco: quindi non esagerate). Ma non sono qui per parlarvi solo dei Marked Men, altrimenti, essendo un neofita dovrei chiuderla qui o al massimo potrei consigliarvi di recuperare ogni loro disco e in particolare "Fix my brain" (ma che ve lo dico a fa'?, tanto siete tutti più sgamati e avanti di me).
In realtà sono partito da questa fantasmagorica band texana per fare un discorso più ampio e parlare della Dirtnap records. Anche perché una volta recuperato il tempo perduto e constatato, come mi accade spesso, che anche questa band super figa ha inciso i propri dischi per la label di Madison (Wisconsin), mi è venuto quasi naturale fare mente locale sui dischi targati Dirtnap che ho a casa. Purtroppo ho scoperto, con mio sommo rincrescimento, che non ne ho tantissimi (Epoxies, Briefs, Steve Adamyk Band, Mean Jeans, Mind Control e Bad Sports). E così ho fatto la classica cazzata che non bisognerebbe mai fare in questi casi: sono andato sul sito della casa discografica e ho cliccato alla voce "releases". Quello è stato l'inizio della fine, una fine che non è ancora arrivata - perché il fondo in questi casi non lo tocchi mai davvero - che ha avuto il suo apice quando ho provato ad ascoltare, un po' per caso e quasi in ordine di pubblicazione, i dischi che non conoscevo del periodo aureo della Dirtnap.
Il primo in cui mi sono imbattuto (trovandolo su Spotify perché su Yuoutbe c'era poco e niente) è "Need a wave" di Jeffie Genetic And His Clones: una bomba assoluta. Tanto che poi me lo sono comprato (su Discogs, visto che è fuori catalogo da un pezzo). Al di là del nome ignorantissimo - che rivela come il nostro Jeffie sia l'unico componente della band - ci troviamo di fronte a un piccolo capolavoro dimenticato del punk degli anni Duemila. Il periodo è lo stesso degli Epoxies - una mia vecchia passione - e infatti i suoni sono abbastanza simili a quelli della band di Portland. Jeffie però, oltre alle massicce dosi di synth poppettosi alla Devo, infila dentro il suo fantastico minestrone anche un bel po' di power-pop e punk 77 tipo Beat, Dead Boys e Boys. Quel pizzico di rock'n'roll marcio ma dal cuore melodico, che alterna chitarre taglienti a suoni sintetici, voci dementi e cori a manetta. Un album senza neppure un cedimento, compatto e perfetto nella sua semplicità. Una di quelle botte di culo, che ogni tanto la vita ti riserva.
E quindi, visto che mi era andata così bene al primo tentativo, ho deciso di continuare e, purtroppo, ho scovato altre band incredibili. Dico purtroppo perché sono tutti dischi che vorrei comprare senza starmela troppo a menare. Ma visto che sono poveraccio, mi dovrò accontentare di recuperarne soltanto qualcuno e di ascoltare gli altri su Spotify (che per me equivale alla differenza tra scopare e farsi una sega). Il secondo superdisco del lotto è il primo dei Girls, uscito proprio un attimo dopo quello di Jeffie. Si tratta di una band tutta al maschile nata a Seattle - anche perché le cose più fighe targate Dirtnap vengono da lì o da Portland - che pur mescolando sempre le solite carte (punk, power-pop e questa volta pure un pizzico di glam alla T-Rex) sforna un album potente, rumoroso e melodico. E se vi sembra che la parola "melodia" ricorra un po' troppo spesso lungo il post, sappiate che è proprio questo, secondo me, il filo conduttore delle produzioni Dirtnap: tutti i dischi, anche quelli più sporchi e ruvidi, hanno un fondo melodico impareggiabile, che te li fa amare immediatamente. E' inutile dire che anche quest'album, grazie a un'offertona me lo sono portato a casa, tiè. Dopo i Girls è stata la volta dei Minds e del loro disco "Plastic Girls". Anche questa band, di cui non so praticamente nulla e che credo, si sia fermata solo a questa prima uscita, flirta pericolosamente con i sintetizzatori e i suoni sintetici, ma spinge molto di più sul punk e il garage rispetto al power-pop. Un suono più grezzo e sporco, quindi, ma sempre melodico e dal retrogusto agrodolce. Un marchio di fabbrica, che difficilmente non troverete sui dischi di questa fantastica label. E badate bene che fino a qui non ho detto niente su gente già abbastanza famosa come Briefs (nell'elenco del sito Internet non ci sono, ma a quanto so il primo disco è uscito inizialmente su Dirtnap), gli Epoxies, che mi avevano letteralmente folgorato con "Need more time" ai tempi del primo volume di "Rock against Bush" e che per me restano una delle band cardine dei Duemila e i primissimi Mean Jeans, che purtroppo hanno perso la bussola già dal secondo disco targato sempre Dirtnap, prima di rinsavire - seppure leggermente e mai ai livelli dell'esordio e dei singoli - col terzo album su Fat. La label di Mike, tra l'altro, ha sempre tenuto d'occhio la Dirtnap - così come la Red Scare - e infatti gli Epoxies li ho scoperti proprio grazie alla Fat, che oltre a infilarli a tradimento in quella storica compilation aveva anche ristampato il loro primo disco su Dirtnap (anche il secondo album è molto bello). Per non farla tanto lunga e chiuderla qui, altri consigli al volo che mi sento di dare a tutti i neofiti della Dirtnap (anche se mai come in questo caso vale la pena dire: comprate tutto a occhi chiusi) sono i già citati Bad Sports (soprattutto il primo disco omonimo), gli Ergs!, gli Exploding Hearts e i Guntanamo Baywatch (tutti e tre hanno pubblicato dischi un po' ovunque ma la roba su Dirtnap merita di sicuro), i Mind Spiders, i Radioactivity, gli White Wires, le Riff Randells e i Beat Beat Beat, abrasivi e punk ma - eccevelodicoafa' - melodici.




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