mercoledì 27 settembre 2017

Un po' di recensioni a babbo

Giusto per spezzare un po' il logorio della vita moderna e interrompere la fitta serie di recensioni libresche - che altrimenti sembro quasi un intellettuale - ecco qualche giudizio rapido e tranchant su alcuni dischi ascoltati in quest'ultimo periodo (su cd, vinile, bandcamp, comprati nuovi, usati o sottratti con l'inganno a qualche vecchio punk, insomma un po' di tutto):

Tyrannamen - Tyrannamen

Disco incredibile uscito l'anno scorso, ma su cui ho messo le mani solo di recente. Sti ragazzacci australiani mescolano, amabilmente, garage, punk e glam. Melodie vorticose concentrate in pochi ma buonissimi pezzi. Davvero una rivelazione: come il salame con i fichi.

The Minneapolis Uranium Club - All of them naturals
Altro viniletto vecchio di un anno e altro regalo. Qui siamo dalle parti dei Devo, ma molto più lo-fi e rock'n'roll. Pezzi schizzati e schizzoidi, rumorosi al punto giusto, ma anche "space". I Minneapolis Uranium Club suonano una specie di kraut-rock'n'roll disperato e minimale, in cui le chitarre taglienti fanno da contraltare a una voce de-voluta e gracchiante. E come se non bastasse in mezzo al casino punk di sottofondo, qualche scienziato pazzo prova pure a spippolare un paio di manopole a caso.

Dalton - Dei malati
Se l'esordio "Come stai?" era un capolavoro assoluto e uno di quegli album destinati a rimanere (non solo nello stereo), questa seconda uscita dei romani Dalton è, per forza di cose, meno dirompente e clamorosa della precedente. Ma messi da parte i paragoni con il passato (recente) "Dei malati" è comunque un altro grande disco, in cui i nostri riaggiornano la loro personalissima versione del pub-rock in salsa oi!, spingendo di più sul versante pop-melodico-cantautorale. Non c'avete capito un cazzo? Bene, è l'informazione che volevo, direbbe il Mascetti. Perché qui c'è poco da capire: i Dalton sono uno dei migliori gruppi italiani in circolazione. Suonano potenti, poetici e rock'n'roll come pochi. E hanno una vena "epica" che mi fa letteralmente impazzire.

Leisfa - Liturgie di fallimenti e sconfitte
I mie concittadini Leisfa (che sta per Luca e i suoi fantastici amici, un nome secondo me grandioso e ignorante) sono uno dei gruppi hardcore più eccitanti e sinceri che possiate trovare oggi in circolazione. Questo nuovo disco, appena uscito in cd dopo due album in vinile più fanzine, è senza dubbio il loro lavoro più maturo e riuscito. Le nove canzoni sono "leggerissimamente" meno veloci rispetto al passato, ma se i tempi rallentano, la furia cieca della band genovese non ne risente minimamente. Anzi, il risultato è un disco ancora più violento e angosciante, dove la voce struggente e massiccia di Gippy sbuca fuori da un muro di suono tempestoso e compatto.

Tagliamidettagli - Nel segreto
Della serie dacci oggi la nostra figura di merda quotidiana. Il cui protagonista, naturalmente, sono noi, non la band, che spacca pure parecchio. Perché in un recente scambio dl librosullefanze con alcune produzioni Porrozione, mi sono trovato fra le mani il cd dei Tagliamidettagli e, appena messo nello stereo, sono rimasto piacevolmente colpito dal loro hardcore melodico (ma non troppo) suonato alla vecchia, ma prodotto bene. Qualche giorno fa, poi, mi ha scritto Paolo Caccio (ex Popsters e Semprefreski) chiedendomi si mi andasse di recensire il disco della band dove suona oggi. Naturalmente, bruciato come sono, non avevo collegato che si trattasse degli stessi Tagliamidettagli (gruppo hc anni novanta che si è recentemente riformato), ma appena mi sono messo ad ascoltare l'album su bandcamp: ecco la rivelazione. Tutto questo per dirvi che questo minicd (si tratta di 5 pezzi) è davvero una gioia per le orecchie. La band siciliana mi ricorda un po' i Kina-Frontiera (per le melodie) e i Sottopressione (per la potenza). Un hc davvero personale, che sa il fatto suo.

Alieni - Brucia la città

Gli Alieni vengono da Roma e mantengono fede al loro nome pubblicando un disco assolutamente fuori di testa e inclassificabile. Certo, ci troviamo sempre nei territori del punk, del rock'n'roll e del pub-rock, ma chi pensa di aver già inquadrato la band con questi piccoli e semplici dettagli si sbaglia di grosso. "Brucia la città" è un album urticante, turbolente e irrequieto. La voce di Tiziana, spesso paragonata a una Loredana Bertè punk (e diciamo che la suggestione regge), è un concentrato di rabbia senza fine. Sotto la band macina un rock'n'roll robusto e vibrante. Al di là della cover che ti spiazza ("Confessione" del gruppo prog Biglietto per l'Inferno), in alcuni momenti gli Alieni mi ricordano - a livello sonoro ma di certo non attitudinale - gli Incesti, il gruppo "fake-punk" italiano che le major avevano lanciato per cavalcare la moda del momento. Il loro 45 giri, al di là del testo nonsense, ha un'anima pub-rock che rivedo in questo quartetto romano. Per il resto gli Alieni sono tutto un altro pianeta, e che pianeta!

Capitalist Kids - Brand damage
Tra i dischi dell'anno c'è sicuramente questo nuovo lavoro dei Capitalist Kids. Ho avuto la fortuna di conoscere Jaff, il cantante, durante una sua recente vacanza genovese a casa di Simo Maffo, ma se il disco fosse stato una ciofeca non mi sarei fatto troppi problemi a dirlo. Invece "Brand damage" è l'anello di congiunzione perfetto fra pop-punk e power-pop, con in più la particolarità che almeno una buona metà dei pezzi tratta di temi politici e sociali. Jeff scrive ottimi testi, ma anche melodie superbe. Un album da ascoltare tutto d'un fiato e da lasciare giorni e giorni a girare nello stereo.




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